Risparmiare sull’energia: pompe di calore in casa e cogenerazione in azienda

Gli impianti Vincenzo Masullo, project sales engineer e divulgatore: «Oggi sistemi inefficienti, le caldaie a condensazione sono il passato»

Il prezzo del gas naturale ha oltrepassato il tetto di 300 euro al megawattora e potrebbe salire ancora: il nuovo picco si è verificato dopo che Gazprom ha annunciato la chiusura per manutenzione del gasdotto Nord Stream dal 31 agosto al 2 settembre.

Risorse limitate

In un crescendo di speculazioni finanziarie e in attesa che si apra una trattativa con Mosca che metta al riparo da riduzioni delle forniture, gli esperti suggeriscono di prepararsi a un possibile razionamento.

È un’ipotesi che non esclude neanche di Vincenzo Masullo, project sales engineer e divulgatore scientifico, tra il resto ha scritto “Gli idraulici salveranno il mondo: grazie alle energie rinnovabili”.

«Che il gas ci sia o non ci sia in misura sufficiente è una questione dalla visione limitata perché sappiamo che la quantità di idrocarburi è finita e che il loro sfruttamento avviene in un lasso temporale contratto - sostiene - per cui se il quantitativo è limitato, finisce per essere soggetto alla legge della domanda e dell’offerta». E ora che l’Unione europea ha cercato gas in tutto il mondo, la domanda è esplosa, come i prezzi con un effetto domino che coinvolge ogni prodotto.

«Non c’è un bene che non abbia subito un aumento conseguente di almeno il 10% - continua Vincenzo Masullo - e non vedo a breve termine una via d’uscita che permetta di normalizzare la situazione».

Tutto questo mentre l’inverno incombe ed è ragionevole immaginare una richiesta di riduzione della temperatura degli ambienti o di posticipo dell’accensione delle caldaie. Si tratta di orientare consumi e sistemi verso una maggiore ottimizzazione e le abitudini, scelte e investimenti dei cittadini hanno un ruolo decisivo perché dall’analisi del consumo finale di energia nell’Ue di 28 paesi, nel 2017, risulta che le categoria dominanti sono tre: trasporti con il 30,8%, residenziale con il 27,2% e solo terza è l’industria con il 24,6%.

«Il problema è anche legato all’efficienza dei sistemi: se produco energia termica con energia elettrica posso farlo in maniera non virtuosa con una grande resistenza oppure posso utilizzare sistemi in pompa di calore» che infatti sono stati incentivati dal superbonus per l’efficientamento delle abitazioni.

Poco utilizzati anche i sistemi di cogenerazione: «convogliano negli ambienti di lavoro il calore prodotto dai macchinari, come possono essere i motori dei frigoriferi di un supermercato. L’energia, che ora viene dissipata, è possibile recuperarla con dispositivi meccanici e utilizzarla, per esempio, per scaldare l’acqua». «In questo caso - conclude - si utilizza sì gas, una fonte non rinnovabile, ma in modo il più possibile efficiente, senza sprechi».

Ad oggi sono pochi i sistemi di cogenerazione nell’industria e a ancora meno nelle abitazioni: ancora troppo costosi, ingombranti e richiedono uno studio ad hoc. Mentre i sistemi a pompa di calore si stanno diffondendo per la loro ottima resa e quindi risparmio.

«Però si tende a non cambiare la caldaia con un sistema migliore, ma più costoso all’acquisto. Il superbonus ha avuto il merito di mettere in evidenza questo aspetto - spiega Masullo - una pompa di calore costa molto più di una caldaia tradizionale ma con un incentivo importante diventa altamente conveniente per il risparmio che consente sul lungo periodo».

La transizione

Ora il tema dei bonus energetici è in stand by dopo le alterne vicende del Governo Draghi, ma è destino che le caldaie a condensazione non siamo più installate entro il 2030: «un oggetto che produce energia termica attraverso una fiamma oggi è obsoleto in tutte le sue forme. È inevitabile che nuovi incentivi sostengano la transizione - prevede Vincenzo Masullo - ora siamo altamente inefficienti, soprattutto in ambito residenziale, e questo non aiuta a ridurre le risorse primarie».

Si sta ragionando sulle comunità energetiche per rendere indipendenti interi quartieri dove uno scambio di energia a km zero ottimizza anche il ricorso al fotovoltaico.

«Da un punto di vista energetico dovremo trasformare i nostri sistemi, sia residenziale che automotive, e questo anche a prescindere dalla crisi attuale che spinge un percorso già in atto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA