Stati Uniti contro Cina: ecco come interpretare i nuovi venti economici

Analisi Bruno Carenini è responsabile internazionalizzazione di CdO Como: «Le nostre imprese hanno bilanci solidi e con numerosi ordinativi»

«Le vicende politiche di Stati Uniti e Cina, così come le relazioni fra i due governi, dominano sempre più l’economia mondiale», ricorda Bruno Carenini, international business manager, riferimento per l’estero della CdO di Como oltre che partner di Aeg Corporation con sede centrale a Londra e filiali in Italia, Stati Uniti, Irlanda, Brasile e Polonia.

Posizioni

Il suo è un Osservatorio di rilievo che aiuta a capire anche le nuove scelte, più o meno obbligate, di fornitura da parte delle pmi locali.

Secondo Carenini per capire i nuovi venti economici bisogna partire da due posizioni: primo, la rielezione del presidente Cinese Xi-Jinping che si è rafforzato e che ha dovuto scendere a compromessi per il Covid, cosa che già sta creando nuove tensioni internazionali. Secondo, la stabilità del presidente americano Biden il quale ha sì perso la Camera, ma nelle condizioni politiche in cui si presentava «era fantascientifico pensare che avrebbe mantenuto il controllo del senato.

Ma è accaduto – aggiunge Carenini - anche grazie a Trump a cui gli americani non hanno perdonato la destabilizzazione con l’assalto a Capitol Hill. Biden ne è uscito rafforzato ma ricattato dalle frange socialiste e radicali dei democratici, che gli impediscono di fare politiche più moderate e con visione più internazionale. Significa – conclude Carenini – che il pacchetto di misure economiche approvato rilancerà l’economia interna colpendo in parte noi europei».

Chi, come Usa e Cina, ha materie prime privilegerà, con agevolazioni economiche, il mercato interno, quindi per gli europei i costi continueranno ad essere alti: «È in atto l’opposto della globalizzazione, un ritorno dello sguardo nel giardino di casa propria. Ciò tuttavia – aggiunge Carenini – accade mentre in Italia le aziende stanno andando molto bene, siamo il Paese col miglior andamento in Europa. Le nostre aziende sanno di contare su bilanci solidi, perché gli ordini sono firmati, ma faticano a consegnare gli ordini perché magari manca quel solo componente finale che non consente di chiudere la fornitura. Quindi appesantiscono i magazzini per evitare questo blocco. Sul cambio in atto nelle fornitura un punto riguarda le multinazionali, che avevano influenza importante sui mercati ma che sono costrette a rivedere i piani di investimento sull’onda di quel che accade in Paesi che hanno ristretto gli incentivi a favore di gruppi stranieri per aumentarli verso le aziende interne».

Due dunque i fronti aperti: quello di aziende che vanno bene ma sono penalizzate da crescenti ritardi di consegna per almeno i prossimi sei mesi e quello in cui multinazionali anche italiane che hanno in corso operazioni importanti negli Usa, in Cina e India si ritrovano a sentirsi straniere in Paesi che fino a ieri stendevano loro tappeti per accogliere investimenti europei. In tutto ciò le aziende lecchesi hanno appena chiuso un’annata soddisfacente e a dimostrarlo, sottolinea Carenini, c’è «la gran quantità di bonus che quest’anno sono stati dati ai dipendenti, al di là della possibilità di detassazione concessa dal Governo per i bonus di valore massimo di 3mila euro. Le aziende – aggiunge – da tempo si sono mosse in questo senso per sostenere i lavoratori nel pagamento delle utenze ed è evidente che lo hanno fatto per premiare gli ottimi risultati aziendali raggiunti», al di là di quelli che già erano i premi di produzione già previsti.

La risposta

«La realtà – conclude – è che le aziende hanno portato a casa molto lavoro, i dipendenti hanno risposto positivamente. In dicembre ho visitato aziende a Bruxelles, Francoforte, Berlino, Parigi, Varsavia: c’è una compagine imprenditoriale che in questo momento non può non essere preoccupata, ma rispetto a un anno fa la positività del momento è evidente. Con molta aspettativa su quello che farà il nuovo Governo».

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