Svolta trasporto pubblico
accelerano i bus elettrici

Angelo Costa, ad di Arriva Italia: «Entro il 2024 un terzo dei mezzi di Asf in servizio a Como saranno green» «Il personale? Il reddito di cittadinanza e l’età minima a 24 anni non aiutano, puntiamo sulle academy»

Il trasporto pubblico locale può imprimere una forte accelerazione al processo di transizione energetica. Angelo Costa, amministratore delegato di Arriva Italia, annuncia i prossimi passi per un reale cambiamento del sistema verso soluzioni green.

Qual è il programma di transizione verso i bus elettrici?

Stiamo integrando progressivamente la flotta con mezzi elettrici in alcune delle città dove siamo presenti. Non si tratta solo di acquistare nuovi mezzi, ma di introdurre un sistema con diversi fattori che interagiscono tra loro, a partire dalle stazioni di ricarica in deposito o in linea.

Le scelte che riguardano il trasporto locale dovrebbero quindi vertere su una valutazione complessiva del sistema e della sua sostenibilità. Si tratta di un orientamento per il futuro importante per l’impatto che la crescita del trasporto pubblico ha sulle comunità, sull’inclusione dei territori, sulla sicurezza e accessibilità a una serie di servizi.

Un esempio di quanto sta accadendo nei nostri territori?

Entro il 2024 un terzo dei mezzi pubblici di Asf Autolinee della città di Como sarà a trazione elettrica: oltre 20 bus per un investimento di 12 milioni di euro e una riduzione stimata di 1000 ton di CO2.

Il progetto riguarda due linee che attraversano il centro città, le più significative per il traffico urbano, per questo l’impatto ambientale non sarà proporzionale al numero di bus sostituiti ma più ampio. Inoltre si ridurranno gli effetti indotti dall’inquinamento atmosferico e acustico,

Perché si è scelta Como tra i primi centri urbani dove investire in elettrico?

Rientra tra le città ad alto inquinamento per il livello raggiunto dalle emissioni di pm10, è in base a queste rilevazioni che il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili destina appositi finanziamenti. Per questo progetto, due fonti di contributo complessivamente andranno a coprire la quasi totalità del finanziamento in conto capitale.

Mentre si investe in elettrico, il sistema dei trasporti tradizionali incrocia un momento di elevatissima crescita dei costi energetici, come li state affrontando?

Ne subiamo gli effetti: rispetto a un anno fa c’è stato un aumento del 30% del costo del gasolio. Se gli attuali livelli di prezzo rimanessero stabili per tutto il 2022, a fine anno potrebbe esserci un impatto per l’aumento del costo carburante di circa 1.5 milioni di euro.

Per ora il Governo ha stanziato 500 milioni per l’extra costo del settore trasporti, ma la norma sembrerebbe limitata alle merci. È in corso un’iniziativa delle associazione di categoria del trasporto locale perché una parte venga riservata anche al trasporto pubblico locale.

Dopo la pandemia si vive in un momento ancora ibrido per il ritorno al lavoro e si prevede una permanenza del 30% di lavoro da remoto, rilevate una corrispondente riduzione nel numero degli spostamenti?

Nei due anni appena trascorsi il settore è stato colpito da una significativa contrazione della domanda, prima per i lockdown poi per il fenomeno dello smart working. In aggiunta c’è stata una limitazione della capienza dei mezzi all’80%, quindi sono stati certamente rinforzati i servizi, ma dal punto di vista di chi ha erogato il servizio c’è stata minore produttività. Ci sono state fasi in cui abbiamo avuto anche il -65% di ricavi. Di recente abbiamo registrato un recupero di circa il 35%, non ancora significativo e stabile.

Si tratterà di ridimensionare il servizio o di ridisegnarlo per esigenze diverse?

Adesso è importante recuperare fiducia perché la fase di pandemia ha innescato una percezione del rischio legato all’utilizzo del mezzo pubblico, in particolare locale, che ha determinato l’aumento del ricorso al mezzo privato. Per esempio a Milano in area C i passaggi delle auto sono stati maggiori del periodo pre Covid.

Il paradosso è che, nonostante l’effetto smart working, si è incentivato in misura ancora più significativa l’utilizzo dell’auto. Abbiamo lavorato con molta efficacia per la sicurezza e la sanificazione dei mezzi pubblici con tutti gli strumenti e le risorse necessarie e confidiamo che questo possa ridare fiducia alle persone. Inoltre oggi l’utilizzo del mezzo pubblico, in una fase di rincaro del costo dei carburanti, ha una convenienza significativa rispetto all’uso dell’auto privata che può incidere su un bilancio familiare tra i 100 e i 200 euro al mese.

Come gestite la ricerca di nuovo personale?

Non siamo in pari con il numero di persone che sarebbero necessarie. La difficoltà nel reperire personale è un fenomeno europeo.

In Italia ha avuto un ruolo la competizione con il reddito di cittadinanza che ha, in parte e in alcuni contesti, indotto più a beneficiare del sussidio che a ricercare soluzioni.

L’età è uno dei fattori critici: per accedere alla patente necessaria per guidare i mezzi pubblici al momento bisogna avere 24 anni. È un retaggio di quando si acquisiva questo tipo di patente durante il servizio militare. Ora non ha più ragion d’essere: una persona che si avvia al lavoro a 20 anni, quando arriva a 24 anni probabilmente sta già percorrendo un’altra strada. Per questo chiediamo al Governo di riconsiderare l’età minima.

State investendo in formazione?

Oltre a pubblicare annunci di ricerca, abbiamo attivato delle “Driver Academy”, in intesa con scuole di guida ed enti di formazione, per dare l’opportunità a persone alla ricerca di lavoro di partecipare a un percorso che costituisce un pre ingresso in azienda finalizzato poi a un rapporto di lavoro stabile. A Bergamo abbiamo avviato un progetto di formazione - lavoro con un primo gruppo di giovani.

Quale potrebbe essere l’evoluzione del trasporto pubblico locale?

Immaginiamo nei prossimi anni una maggiore flessibilità dell’offerta rispetto alla dinamica della domanda. Il sistema tradizionale, per come a funzionato fino ad oggi, si regge su un orario degli autobus cadenzato e preordinato, definito in base alle linee dettate dall’Agenzia del territorio. Negli anni questo ha comportato anche una serie di riduzione di corse disponibili dove c’era scarsa domanda, con una limitazione del servizio nel suo complesso fino ad arrivare ad avere in alcuni luoghi, immagino le valli, il minimo del servizio possibile, che va mantenuto.

Possiamo prevedere come evoluzione di medio termine, grazie allo sviluppo della digitalizzazione, l’implementazione di soluzioni flessibili non ancorate a un sistema rigido, ma orientate alla domanda.

Come si applica in aree composite, urbane e montane, come le nostre?

Se in una valle, quel giorno a quell’ora, non c’è nessuna necessità di trasporto, il servizio non è richiesto e non viene erogato, magari a beneficio della valle accanto dove invece c’è una domanda maggiore che si può soddisfare con due corse, è sempre un esempio, piuttosto che una sola.

La digitalizzazione del sistema potrebbe aprire a una migliore risposta alla domanda reale di servizio e a una maggiore integrazione tra ferro, gomma e, considerata l’area Lariana, ad un dialogo con la Navigazione.

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