Dopo 15 anni torna il grifone: l’ultimo, fu rinvenuto morto nel 2007 ed è ora in un museo

Val Cavargna Fotografato da un naturalista sopra i tetti di San Bartolomeo. L’esperto Selva: «Nessun dubbio, le caratteristiche sono inconfondibili»

Un grifone che vola sopra i tetti di San Bartolomeo.

Ad avvistarlo e a fotografarlo è stato Alfredo Battaglia, un appassionato di natura e avifauna, che non ha avuto alcun dubbio al primo colpo d’occhio.

Anche l’amico Alberto Mancassola, già autore di segnalazioni ornitologiche importanti, ha confermato che si trattava proprio di un grifone, uccello rapace raramente presente nel territorio. La foto è stata scattata con un cellulare da una certa distanza, ma il naturalista Attilio Selva non ha dubbi nell’avvalorare l’identità del volatile, che in Valle è al suo primo passaggio ufficiale.

Imbalsamato ed esposto

«Si tratta effettivamente di un grifone – dice Le caratteristiche sono inconfondibili, anche se l’immagine non è ravvicinata. Effettivamente non si tratta di una specie che staziona nelle nostre zone, ma di tanto in tanto qualche esemplare viene avvistato. Ricordo una segnalazione, anni addietro, sul Monte Generoso – prosegue Selva – e poi il caso ben più conosciuto, della Valle Albano, risalente al 2007, quando venne rinvenuto un grifone morto nei pressi dell’Alpe Brunedo».

Il 4 luglio di sedici anni fa agli agenti venatori provinciali venne segnalata la presenza di un rapace morto a bordo carreggiata lungo la strada del Passo Giovo: si trattava proprio di un grifone. Su richiesta di Natale Butti, all’epoca presidente dell’associazione “Storia, Natura e Vita”, che gestisce il museo etnografico e naturalistico della Val Sanagra, l’ente Provincia concesse la carcassa dell’animale al Museo, da imbalsamare ed esporre.

Dall’esame radioscopico e necroscopico non si riuscì a risalire alla causa esatta del decesso del rapace, ma venne esclusa l’uccisione da arma da fuoco; l’animale presentava due trafitture non passanti provocate da spuntoni di natura imprecisata, anche se di chiara fattura antropica. Il grifone appartiene all’ordine degli Accipitriformi, che hanno il capo nudo, caratteristica anatomica legata alle abitudini alimentari: cibandosi di carcasse, infatti, non si sporca mentre si nutre.

Il suo piumaggio è chiaro, color sabbia, ad esclusione della coda e delle ali, di colore scuro. L’apertura alare va da 2,4 a 2,8 metri, il peso varia dai 6 agli 11 chilogrammi ed è in grado di volare fino a 6 mila metri di altitudine sfruttando le correnti ascensionali. In Italia è presente soprattutto in Sardegna, ma anche sull’Appennino e sulle Alpi.

Il censimento

Un censimento transfrontaliero dei parchi delle Alpi occidentali effettuato nel 2017 ne contò 2.459 esemplari fra i dormitori sulle pareti rocciose verticali. Ma la popolazione è in calo per via di fattori: la progressiva riduzione di carcasse, di cui si nutre la specie, e le tanti morti causate da bocconi avvelenati.

Abitualmente, un grifone consuma circa mezzo chilo di carne al giorno, ma può arrivare ad ingurgitarne anche tre o quattro volte di più se non mangia tutti i giorni. La figura mitologica del grifone, con il corpo di leone e la testa d’aquila, è raffigurata sullo stemma araldico della Guardia di finanza.

Alta quota

«Il grifone è effettivamente un rapace che si individua raramente nel nostro territorio – conferma anche il comandante della polizia provinciale, Marco Testa – Più diffuso è sicuramente il gipeto, anch’esso appartenente ai Vulturidi. Al di là dell’esemplare trovato morto nel 2007 in Valle Albano, ricordo avvistamenti di esemplari una volta in Valle del Dosso (Dosso del Liro) e sul monte Bregagno. È un animale che effettua lunghi voli ad alta quota e percepisce a grande distanza l’odore di carogne: si ciba di tutte le parti e spolpa anche carcasse lasciate da predatori comuni».

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