Gravedona, l’evaso sfugge all’arresto
Lo avrebbero aiutato due persone

Continua la ricerca di Massimo Riella scomparso durante la visita alla tomba della madre a Brenzio

C’è qualcuno che aiuta Massimo Riella a sfuggire a un nuovo arresto.

Gli agenti del nucleo investigativo della polizia penitenziaria hanno segnalato alla Procura due persone che, nella serata di sabato 12 marzo, avrebbero offerto rifugio e ristoro al detenuto fuggito mentre si trovava nel cimitero di Brenzio, dove da poco è stata seppellita la madre.

Il bracconiere di Gravedona, che si trovava in carcere nell’ambito di un’inchiesta su una brutale rapina ai danni di due pensionati, è riuscito a scappare ancora dopo che gli agenti lo avevano individuato all’interno di un casolare nei boschi non lontano da Brenzio.

Che Massimo Riella, 48 anni, non sia un fuggitivo qualunque le forze di polizia lo sanno bene. Lo sanno gli uomini della polizia provinciale, che lo avevano arrestato a fatica nel maggio scorso perché gli trovarono in casa un fucile senza alcuna matricola, quindi clandestino. Lo sanno i carabinieri, a cui era fuggito lo scorso ottobre dopo essere saltato dal secondo piano di una abitazione, armato di coltello, ed essere scappato a piedi nudi, sempre nel bosco.

Gli stessi carabinieri del nucleo investigativo dei carabinieri di Menaggio, quando lo hanno catturato a dicembre, gli avevano messo ai polsi due paia di manette. Perché in precedenza lo stesso Riella era riuscito a togliersele, spezzandole su una pietra. Proprio i carabinieri, in queste ore, stanno dando un aiuto investigativo sui possibili spostamenti del fuggitivo. Il curriculum di Riella racconta di numerosi guai con la giustizia.

(P. Mor.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA