Il capo dei tassisti ticinesi: «Il trasporto non autorizzato è un errore, ma anche voi...»

Il caso Il referente di Lugano e lo sconfinamento del collega: «Ha sbagliato. Tuttavia non è raro che i conducenti italiani facciano lo stesso in Svizzera»

«A nome mio ma anche del collega che ho già contattato, voglio chiedere scusa a tutti i tassisti per quanto avvenuto sabato 30 luglio alla stazione di Como San Giovanni. Le regole devono essere rispettate e quel viaggio verso Pognana Lario non doveva essere fatto».

A parlare, proprio di fronte al punto dove tutto è cominciato – ovvero la stazione appena citata – è Massimo Frassi, responsabile della Centrale Taxi di Lugano cui faceva capo l’auto sorpresa in riva al Lario in un trasporto non autorizzato, da Como San Giovanni appunto a Pognana.

Una corsa irregolare

Un breve riassunto della vicenda: il tassista svizzero era stato immortalato in una foto mentre caricava una turista, chiedendole 100 euro, per poi partire conducendola al paese lungo la sponda orientale del Lago di Como. Una corsa non regolare, perché le normative internazionali prevedono che i trasporti da parte di taxi esteri possano essere fatti ma solo con partenza o arrivo nello stato di appartenenza, quindi nel caso in questione la Svizzera. Il tassista ticinese invece aveva condotto la turista «stato su stato» ma in Italia, cosa non consentita. Una denuncia che era arrivata a La Provincia – fatta da altri tassisti in servizio quella sera a Como – cui erano state aggiunte altre segnalazioni analoghe (come un intervento della polizia locale in viale Geno) ma senza fotografie a documentare l’irregolarità. «L’auto in questione fa capo a noi e l’abbiamo riconosciuta subito – dice Frassi – Abbiamo anche contattato il collega, che ora si trova in vacanza. Ci ha riferito che quella sera aveva appena terminato in viaggio dalla Svizzera alla stazione di Como, e che al suo arrivo la turista era salita immediatamente sul taxi dalla portiera rimasta aperta. Chiaro che lui avrebbe dovuto dirle che quel trasporto non poteva farlo».

«Anche perché – aggiunge il responsabile della centrale taxi di Lugano – una volta accordatosi sulla tariffa, ben sapeva che il viaggio era per una destinazione non consentita, Italia su Italia». «Il rispetto della territorialità è sacro e per questo mi scuso con tutti i tassisti di Como anche a nome del collega – prosegue Frassi – Il mio collega ha agito per conto suo, l’abbiamo già informato che se le autorità italiane ci chiedessero il nome noi lo faremmo».

Un nuovo sistema

Però il responsabile dei tassisti luganesi ci tiene anche a dire una cosa: «Prima di tutto crediamo che queste cose siano sporadiche e non la regola, anche perché non avrebbe senso visto che le tariffe in Svizzera sono diverse. Poi voglio segnalare che avviene quotidianamente anche il contrario, con tassisti italiani presenti in Svizzera». E mentre parla, manco a farlo apposta, arriva la segnalazione di un Noleggio con conducente di Milano in azione stato su stato ma in Svizzera. «Stiamo portando avanti un progetto pilota per noi molto importante – conclude Frassi – È quello che riguarderà Lugano e il Ticino, e speriamo poi anche la Confederazione, volto alla trasparenza fiscale, con una distribuzione omogenea tra tassisti, basandosi su un apposito algoritmo, di chilometri da percorrere e clienti, una svolta che speriamo possa portare ed un equilibrio negli introiti».

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