Il fuggitivo adesso rischia 10 anni di carcere

Gravedona Un’evasione riuscita, una tentata, la rapina e le botte a un novantenne: Riella verso pene pesanti. Avviate le procedure per chiedere l’estradizione dal Montenegro. Al rientro non sarà più detenuto al Bassone

Quando Massimo Riella rientrerà in Italia, a bordo di un furgone della polizia penitenziaria, la destinazione non sarà sicuramente Como. La Procura è infatti intenzionata, una volta che le autorità del Montenegro avranno dato il via libera all’estradizione del fuggitivo nei boschi di Brenzio, a pretendere un carcere che non sia il Bassone e, probabilmente, una detenzione che non sia neppure in Lombardia. Sono state formalizzate ieri le carte per procedere, attraverso al ministero della Giustizia, alla formale richiesta di estradizione dell’uomo fuggito il 12 marzo scorso durante la visita sulla tomba della madre, e riacciuffato oltre quattro mesi dopo nell’abitazione di un pregiudicato alla periferia di Podgorica. I tempi non saranno necessariamente così veloci: si ipotizzano minimo tre settimane prima del via libera della giustizia montenegrina.

Al di là della scelta del carcere di destinazione una volta in Italia, la vera questione riguarderà le opzioni processuali che vorrà imboccare il bracconiere dell’altolago. Perché in base a quelle, si potrà comprendere quanti anni di carcere rischia l’uomo che, per quattro mesi, è riuscito a farsi beffe di chi lo teneva in detenzione. Salvo poi - gli uomini del nucleo investigativo della polizia penitenziaria - prendersi la rivincita con il blitz di sabato scorso in Montenegro da parte della polizia del luogo (operazione coordinata da qui anche con la collaborazione dei carabinieri di Menaggio e dell’Interpol).

Le accuse a suo carico e cosa rischia

Sulla carta Riella rischia, per i reati di cui è accusato (ovvero la tentata evasione di quando è salito sul tetto del Bassone per protesta, l’evasione riuscita del 12 marzo scorso e la rapina aggravata ai danni di due novantenni) una pena che potrebbe andare da un minimo di 9 anni fino a un massimo di quindici anni (e anche più, ma solo potenzialmente). Per la sola evasione, considerata l’aggravante dell’aggressione alle guardie che erano con lui quel giorno e all’assenza di possibili attenuanti, se non dovesse scegliere riti alternativi potrebbe anche prendere fino a 5 anni di carcere.

La rapina aggravata contestata a Riella, invece, prevede pene da un minimo di 6 a un massimo di vent’anni. Considerato che vent’anni sono un’entità assolutamente sproporzionata per il tipo di contestazione, ma che l’ex fuggitivo si ritroverà sicuramente contestata la recidiva, in caso di riconoscimento di colpevolezza - lui insiste con il dire che con quella rapina non c’entra nulla, da qui la fuga - ben difficilmente i giudici potranno restare sui minimi. Insomma, verosimilmente, e sempre che i processo a suo carico si concludano con sentenze di colpevolezza, Massimo Riella rischia di dover passare i prossimi dieci anni in carcere.

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