Il ritorno di persici e lavarelli
Aumenta il pescato nel Lario

La minaccia del siluro: «Da predatore a cacciato. È entrato nei menù dei ristoranti»

Arrivano segnali abbastanza incoraggianti per il pescato professionale (sono una settantina i pescatori professionisti attivi sui due rami del lago) dopo il segno “meno” marcato registrato nel 2020.

È stato l’annus horribilis caratterizzato per dieci lunghi mesi dalla pandemia, che - lo ricordiamo - a seguito delle restrizioni ha portato ad una chiusura prolungata di tutto il segmento connesso alla ristorazione.

In base ai numeri raccolti da Regione Lombardia, di fatto il prelievo complessivo è tornato ai livelli del 2019 e la prima sottolineatura va al segno “più” registrato dai coregoni, che rappresentano la somma dei lavarelli e delle bondelle.

Il pescato dei coregoni si è attestato di poco sotto le 43 tonnellate (42 tonnellate e 746 chili per la precisione), 6 tonnellate abbondanti in più rispetto al 2020, ma soprattutto 10 tonnellate tonde in più rispetto al 2019, anche se siamo ancora lontani dalle 100 tonnellate che rappresentano il valore “storico” di riferimento dei primi anni Duemila.

Tutto questo senza dimenticare il tira&molla istituzionale di questi mesi legato al ripopolamento dei lavarelli, considerati dal ministero della Transizione Ecologica specie non autoctona, da qui il veto ad immetterli nel Lario.

Per contro però c’è da registrare anche un altro incremento marcato, quello del siluro, predatore che ormai ha messo radici stabili anche nel nostro lago. E così i dati sul prelievo di questa specie pericolosamente invasiva sono purtroppo lievitati, passando dai 226 chili del 2017 alle (quasi) 3 tonnellate e mezzo dello scorso anno.

E a proposito del pesce siluro il pescatore professionista e titolare dell’ittiturismo Mella Alessandro Sala di Bellagio afferma che «è un predatore che può scombussolare gli equilibri del lago. Aggiungo però che non abbiamo un’esperienza così diretta, come in altre zone d’Italia, per capire quanto sia impattante la sua presenza e aggiungo anche che i danni maggiori del siluro sono stati prodotti nelle zone in cui non c’è l’argine della pesca professionale, forte quest’anno sul nostro lago di reti specifiche per il suo contenimento. E poi anche il siluro adesso è entrato a far parte delle qualità di pesce da inserire nei menù».

(Marco Palumbo)

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