Non aiutò l’amico stroncato da malore: condannato per omissione di soccorso

Porlezza Argenti, 34 anni, morì sulle scale dietro l’ufficio della polizia locale a marzo 2019 . Reali era presente, ma si allontanò: pena di un anno e mezzo e risarcimento da 50 mila euro

Il dramma di Alessandro Argenti, 34 anni di Tavordo, si consumò sulle scale dietro all’ufficio della polizia locale di Porlezza. Accusò un malore, all’alba del 19 marzo del 2019, che gli risultò fatale. Ad accorgersi di lui era stato un passante, che l’aveva visto esanime e che aveva chiamato subito i soccorsi che tuttavia nulla poterono fare per cambiare colore ad una giornata che si tinse con i colori del lutto.

Sul corpo della vittima non risultarono lesioni inferte da altre persone, magari frutto di una colluttazione. La visione delle immagini delle telecamere permise però di scoprire che – accanto al trentaquattrenne – c’era un’altra persona che si allontanò dalla scalinata senza prestargli soccorso in concomitanza con il malore fatale. Non si sa se senza accorgersi di quello che stava avvenendo o per altro motivo. In queste ore, tuttavia, Marco Reali (questo il nome dell’amico) è stato condannato in tribunale a Como dal giudice monocratico Veronica Dal Pozzo con l’ipotesi di reato di omissione di soccorso.

L’accusa

Accolta dunque la tesi dell’accusa, che era stata sostenuta dal pubblico ministero Giuseppe Rose che aveva coordinato il lavoro dei carabinieri della stazione del paese. Reali, 47 anni di Porlezza, è stato condannato ad un anno e mezzo di pena con in più un risarcimento del danno per i famigliari della vittima (la madre è stata rappresentata dall’avvocato Edoardo Pacia) quantificato in via provvisionale in 50 mila euro.

È questo l’epilogo del processo di primo grado che era iniziato esattamente un anno fa, nel febbraio del 2022. L’imputato, assistito da Laura Velluzzi, dovrà ora attendere il deposito delle motivazioni e poi valutare con il proprio legale se proseguire nella battaglia giudiziaria anche nel secondo grado di giudizio.

L’intera scena di quanto accaduto, come detto, era stata ripresa dalle telecamere di sicurezza cittadine e fu proprio grazie alla visione dei filmati che fu possibile notare come sulla scalinata, in concomitanza con il malore del trentaquattrenne, era presente anche l’amico che si allontanò.

Uno stato di bisogno che la procura di Como ha ricondotto, dopo l’autopsia, ad una «massiccia assunzione di sostanza stupefacente». Secondo la tesi accusatoria l’imputato avrebbe dovuto avvedersi della «evidente situazione di pericolo» in cui versava l’amico, e per questo avrebbe dovuto allertare i soccorsi. Cosa che invece non fece.

La scoperta

Argenti, morì proprio su quella scalinata poco dopo. Il “giallo” avvenne a due passi dal municipio di Porlezza.

La scoperta era stata fatta alle prime luci dell’alba. Sul posto intervennero poi i carabinieri del paese oltre al medico del 118 che tuttavia non riuscì a fare altro che constatare il decesso del trentaquattrenne. Il corpo fu poi portato al Sant’Anna di Como dove la procura affidò l’incarico per l’esame autoptico.

Fu subito chiaro che non si trattava di una aggressione, in quanto non comparivano segni esterni compatibili con colpi subiti.

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