Gli operai morti nel container lavoravano in nero: nessuno li aveva mai assunti. E per gli imprenditori ora sono guai

Moltrasio Tre imprese impegnate nel cantiere della tragedia: nessuna aveva alle dipendenze i due egiziani. Il più giovane aveva chiesto asilo, il connazionale era irregolare in Italia: fatali le esalazioni del killer invisibile

Dentro al cantiere di Moltrasio dove hanno trovato la morte i due operai edili carpentieri egiziani Said Samir Mohamed Mahmoud (domenica avrebbe compiuto 29 anni) e Said Salah Ibrahim Abdelaziz (27 anni), il primo irregolare e il secondo richiedente asilo, avevano lavorato in tempi diversi almeno cinque aziende.

Nel giorno della tragedia, che risale alla notte tra martedì e mercoledì, quando cioè il monossido di carbonio del braciere acceso per scaldarsi ha posto fine alle due giovani vite, nel cantiere le imprese che stavano eseguendo i lavori erano tre. Nessuna di queste avrebbe dichiarato di averli tra i dipendenti.

Le indagini dei carabinieri

Parte da qui l’indagine dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Como, che stanno operando con i colleghi della stazione di Cernobbio e con i tecnici dell’Ats. Semplicemente, secondo quanto starebbe emergendo in queste ore, i due egiziani erano in nero, a carico di chi è ancora in fase di ricostruzione e accertamento.

Bisogna cioè capire – dopo aver appurato che non avevano un contratto di lavoro in essere – perché i due carpentieri fossero in quel punto e chi li avesse impiegati nel cantiere. All’interno, tra l’altro, di un gruppo di lavoro composto non solo da loro due ma anche da una terza persona, tutti addetti all’armatura del cemento.

Non era la prima volta che Samir e Salah passavano la notte in cantiere. Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto, in quel container dormivano almeno da inizio agosto, forse anche da prima. La proprietà dell’area – che è anche la società committente dei lavori – fa capo alla Intento srl di Como, mentre la principale affidataria delle opere – come riportato dal cartello accanto al cantiere – è la Nur Immobilien srl. La Diano costruzioni srl era l’appaltatrice dalla Nur, e la Isabella Francesco (ditta individuale) appaltatrice dalla Diano.

Il lavoro degli inquirenti, dunque, ruota attorno a questo. Cercare di capire a che titolo i due carpentieri fossero all’interno del cantiere e per chi fossero impegnati nelle opere del di costruzione. Partendo dal fatto che non potevano essere assunti, per il semplice fatto che, come riportato sopra, uno dei due era irregolare e l’altro richiedente asilo, condizioni che non rendono possibile l’assunzione e la regolarizzazione della posizione lavorativa.

I testimoni

Gli inquirenti in queste ore, per fare luce su questa complicata indagine, stanno sentendo diversi testimoni, tra cui il committente e i rappresentanti delle imprese impegnate nelle opere. Ad uccidere i due operai edili, nella notte tra martedì e mercoledì, erano state le esalazioni del monossido di carbonio partite dal braciere che avevano acceso per scaldarsi.

Un killer invisibile e silenzioso che non gli ha lasciato scampo. Il cantiere e il container in cui i due si trovavano sono stati posti sotto sequestro.

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