Palloncini rossi nel cielo per Jessica: il tumore le era stato diagnosticato durante la gravidanza

Gravedona Folla per la mamma di 29 anni vinta da un tumore diagnosticato al quinto mese. Don Francesco: «Jessica ha dispensato sempre amore a marito, ai figli e ai familiari nonostante le sofferenze»

Gravedona – Non ci sono spiegazioni, non c’è conforto per il vuoto lasciato dalla scomparsa di Jessica, che ieri pomeriggio in tantissimi hanno salutato per l’ultima volta in occasione del mesto rito funebre.

Jessica Poncia, originaria di Stazzona e residente a Gravedona, aveva solo 29 anni, ma si era già costruita una famiglia e lo scorso anno si era parlato di lei quando le era stata diagnosticata una brutta malattia al quinto mese di gravidanza.

Era così iniziata la battaglia della giovane mamma e della sua famiglia: una battaglia fatta di sofferenza, trepidazione, scelte non prive di rischi, con la Lilt (Lega tumori) e i medici dell’ospedale di Gravedona che hanno seguito fino alla fine il suo percorso, conclusosi purtroppo in maniera beffarda.

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L’arrivo di Alexander

A novembre Jessica aveva partorito il suo secondogenito, Alexander, e anche le sue condizioni di salute erano decisamente migliorate, tanto da concludere le cure e riprendere a programmare una vita normale. L’estate scorsa, però, il tumore si è riaffacciato in maniera ancora più aggressiva e, nonostante lei abbia fatto di tutto per vincerlo ancora, non c’è stato più nulla da fare. Si è infranta quella che ormai poteva essere raccontata come una favola, non c’è stato alcun lieto fine e si è perso ogni punto fermo.

«Umanamente c’è ben poco di spiegabile – ha esordito nella sua omelia il parroco di Gravedona, don Francesco Marinoni – Perché tanta sofferenza solo per qualcuno? Perché una giovane mamma dev’essere portata via in questo modo da una brutta e subdola malattia? Anche il profeta Geremia, come abbiamo sentito nella prima lettura, si lamenta per le tante sofferenze a cui è sottoposto nonostante la sua condotta di vita irreprensibile. Le risposte non le possiamo cercare in questa vita terrena e anche nella fede non è sempre facile comprendere certi drammi».

Il sacerdote ha richiamato il passo del Vangelo appena letto, con Gesù che arriva a casa di Lazzaro quando quest’ultimo è già morto: «Una sorella gli dice che se lui fosse stato lì, il fratello non sarebbe morto. Dinanzi alla morte – proseguito don Francesco – ci sentiamo tutti come un po’ abbandonati dal Padre e così si sente anche Gesù sulla croce prima di spirare. È l’amore che vince e supera la morte. Quell’amore che Jessica ha sempre dispensato al marito, ai suoi bimbi, ai familiari e agli amici. È l’amore che ci porta a tradurre in speranza di vita eterna il dolore, le tremende difficoltà e sofferenze vissute da una giovane madre la vita terrena è stata recisa troppo prematuramente».

Nella capiente parrocchiale di San Vincenzo, dove peraltro ha trovato posto solo una parte dell’immensa folla convenuta per il mesto rito funebre, è stato un silenzio irreale per tutta la durata della cerimonia. All’uscita, sul sagrato stato il momento del saluto dei giovani. Jessica, come il marito, amava le gare motoristiche e al passaggio del feretro bianco sono stati fatti rombare i motori di alcune auto da competizione parcheggiate a lato, con palloncini rossi liberato in cielo: assieme a tante lacrime di commozione, è scattato, spontaneo, anche un lungo applauso.

Come Erica

Jessica come Erica, un’altra mamma di Gravedona e originaria di Vercana strappata alla vita a 41 anni nel 2019, con un marito e due bimbi, anche in quel caso, senza il loro affetto più caro.

Anche lei aveva affrontato la brutta malattia con tanta dignità e u coraggio non comune, lottando fino alla fine i propri famigliari e per se stessa. Due giovani donne che hanno lasciato in eredità l’amore per la vita.

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