Trofei, armi e trappole: fermato il bracconiere

San Nazzaro Val Cavargna Operazione della polizia provinciale conclusa con la denuncia di un uomo di 58 anni. Nelle sue proprietà gli agenti hanno trovato di tutto, compresi molti animali già imbalsamati di specie protette

Importante operazione antibracconaggio condotta dalla polizia provinciale in Val Cavargna. Nel caso specifico anche il destino si è messo dalla parte giusta e, se è vero che la persona denunciata, un uomo di 58 anni del paese, era già noto alla forze dell’ordine per i suoi precedenti, è indubbio che abbia aiutato molto la merce trovata a bordo di un’auto fermata nel Porlezzese da un pattuglia di agenti dello stesso corpo di polizia provinciale nel corso di un normale controllo in strada.

Ebbene, nell’auto c’erano gabbiette con uccelli vivi, oltre a due cosce di cinghiale già scuoiate.

La scoperta

Il conducente, un bresciano, non ha voluto rivelare da dove proveniva il tutto ed è stato comunque denunciato per detenzione di specie protette e trasporto di carne non certificata. Gli agenti, comandati da Marco Testa, hanno messo presto in relazione il carico abusivo rinvenuto sul veicolo con la possibile attività del bracconiere di San Nazzaro, che oltretutto non ha nemmeno la licenza di caccia, e ottenuto un mandato di perquisizione, sono andati a casa sua intuendo subito di aver fatto centro.

E’ appurato che le gabbiette con uccellini di specie protette e carni provenivano proprio da lì, ma il verbale di sequestro è molto lungo: nell’abitazione sono state infatti trovate armi, munizioni e trappole illegali, uccelli vivi non cacciabili, e poi animali di specie protette imbalsamati e trofei di cervi.

In baita è stata individuata quasi una fotocopia, con attrezzi per la cattura per uccelli sui quali erano attaccate delle bacche che facevano da amo e altre grosse trappole per mammiferi.

I reati di cui dovrà rispondere il bracconiere sono altrettanto gravi: si va dalla cattura di specie protette al maltrattamento di animali, considerato che alcuni esemplari sono stati trovati morti in gabbia, alla detenzione abusiva di armi e alla caccia effettuata senza licenza e in periodo di divieto; da non trascurare nemmeno il commercio di animali vivi e di carni senza la necessaria certificazione sanitaria e la regolarità fiscale. Ogni capo di selvaggina abbattuto dev’essere infatti controllato prima di autorizzarne il commercio, perché il rischio di malattia è tutt’altro che remoto e potrebbe avere conseguenze deleterie anche per l’uomo.

I precedenti

Non si ferma, insomma, il fenomeno del bracconaggio. Un anno fa la polizia provinciale aveva deferito marito e moglie a Sorico: lui perché colto in flagranza di reato mentre estraeva degli uccelli dalle reti tese per la cattura e lei perché in auto trasportava un’arma da caccia abusiva.

Nell’autunno 2021 era stato invece denunciato un bracconiere a Plesio: dal proprio cascinale sparava agli uccelli, anche protetti, e nel carniere c’erano merli, alcuni frosoni e fringuelli; nel congelatore di casa, inoltre, ne aveva già una bella scorta pronta da consumare. In quel periodo, nel giro di un mese gli agenti avevano sequestrato oltre 40 fucili, ben 19 solo sulla montagna di Stazzona in occasione di una sola operazione, con denuncia di due bracconieri.

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