Debitore della ’ndrangheta a sua insaputa. «Mi hanno minacciato di morte. Alla fine ho abbandonato tutto»

Il processo Imprenditore costretto a fare la colletta in famiglia per pagare la famiglia Ficarra. «Un giorno hanno detto che erano stanchi di aspettare i soldi e che ci avrebbero sparato»

Debitore della ’ndrangheta a sua insaputa. «Mi hanno minacciato di morte. Alla fine ho abbandonato tutto»
Ieri udienza a Palazzo di Giustizia a Como

«Com’è finita? Che ho mollato tutto. Ho abbandonato il lavoro che facevo. E non ne ho più voluto sapere». Deluso, certo. Amareggiato, di sicuro. Sfiduciato, senz’ombra di dubbio. Ma per nulla intimorito. Così, ieri mattina, nel corso del processo a carico dei presunti componenti della ’ndrangheta capitanati dalla famiglia Ficarra, si è presentato in aula l’imprenditore che ormai dieci anni fa fu vittima di un’estorsione da 90mila euro per un debito che lui aveva nei confronti di una ditta di Vertemate, finita sotto estorsione da affiliati della criminalità calabrese. E nella logica perversa della malavita se tu hai debito con una ditta che mi deve dei soldi, allora hai un debito con me.

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