Era fuggito dalla guerra in Bosnia Erzegovina nel 1993, oggi torna da chi lo aveva accolto

Valmorea Nedim Popovac ha ritrovato le persone che lo avevano aiutato: «Grazie a Don Renzo Scapolo e a tutti loro: così la mia vita è cambiata»

Profugo quasi 30 anni fa, fuggito dalla Bosnia Erzegovina martoriata per la guerra nei Balcani, Nedim Popovac è tornato nei luoghi che l’hanno accolto con la sua famiglia, ha incontrato le persone che l’hanno aiutato, compresi i suoi allenatori di calcio, Diego Dondelli ed Ivan Bianchi che l’avevano fatto giocare sui campi di Uggiate Trevano e della Val Mulini.

E anche a loro, rientrato a Mostar, la città dalla quale era fuggito, Nedim, 41 anni, ha scritto una lettera che rappresenta per tanti versi la ricostruzione di un brano di storia e di solidarietà vissuta nei primi anni ’90 del secolo scorso nella zona dell’Olgiatese e dell’Uggiatese. Protagonista, don Renzo Scapolo che Valmorea, l’Associazione Sprofondo ed altre realtà hanno recentemente ricordato, dedicandogli un parco vicino alle scuole, il “parco dell’accoglienza”.

La lettera da Mostar

Nedim tratteggia la figura di Don Renzo e la sua opera: «Era il terribile 1993 – scrive – Eravamo nel campo profughi sull’Isola di Hvar, le porte aperte erano poche e così i soldi». Per caso, incontrarono Don Renzo che allora faceva la spola tra la Bosnia per portare aiuti e Valmorea dove accoglieva i profughi. «Da quel momento – continua Nedim - la vita della mia famiglia ha preso una piega diversa; la vita a Valmorea, la chiesa, la scuola, il lavoro e undici anni di soggiorno in Italia ci hanno fatto diventare quello che siamo oggi. Abbiamo conosciuto persone speciali in Italia, volontari sempre pronti ad accogliere e a sacrificarsi per una causa giusta».

Don Renzo lo diceva: «Svi smo braca«, siamo tutti fratelli, ricorda e nella sua azione applicava la fraternità, coinvolgendo tutti. «Oggi, forse più di allora – riflette Nedim – avremmo la possibilità di aiutare gli altri e i bisognosi. Non sono sicuro che lo stiamo facendo a sufficienza. Gli interessi e i pregiudizi ci hanno bloccato e ci bloccano continuamente».

«L’Europa non è migliorata»

«Negli ultimi 30 anni, l’Europa e il mondo non sono diventati un posto migliore, non sono stati costruiti abbastanza ponti tra le persone e i popoli. Ma per fortuna, qualcosa è stato fatto, grazie a persone come Don Renzo».

Ricorda tutto, Nedim, ha mantenuto le amicizie di allora e conserva la memoria di Don Scapolo tra le cose più care.

«Se Don Renzo fosse qui – conclude – sono sicuro che oggi, nella chiesa di Valmorea, ci sarebbero persone di qualsiasi colore della pelle e religione accolte a braccia aperte».

Nessuno come lui, sottolinea: «Ha lasciato una forte impronta nella nostra vita. Ci ha aiutati con coraggio e spensieratezza».

Una lettera che, come tante altre testimonianze, ha toccato tutti.

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