Gli incendi appiccati dai baby piromani: «Il disagio è aumentato. Ora bisogna coinvolgere subito le famiglie»

Olgiate Comasco L’intervento dell’assessore ai servizi sociali Mancuso dopo il caso dei roghi appiccati per “gioco”. «Forse non si sono nemmeno resi conto della gravità. Paghiamo gli scotti della pandemia»

Un tavolo per le politiche giovanili e uno sportello educativo, per fare rete su e per i giovani del territorio. «Per contrastare il disagio giovanile è necessario coinvolgere anche le famiglie dei ragazzi e appassionare i giovani a qualcosa». Ne è convinto l’assessore ai servizi sociali, Stefania Mancuso, per prevenire episodi come l’incendio di un pezzo di bosco lungo la vecchia ferrovia, di giovedì sera, per noia. «L’incendio è un brutto episodio, frutto probabilmente della noia e dell’incapacità di gestire un tempo di non attività – afferma Mancuso – Probabilmente non si sono neanche resi conto del grave gesto che stavano compiendo, né hanno pensato alle possibili conseguenze».

«Le famiglie molto spesso si trovano spiazzate di fronte all’adolescenza o, più in generale, al disagio giovanile acuito dalla sospensione della socialità nel periodo pandemico»

Investire in prevenzione, con interventi su più fronti che coinvolgano più soggetti. L’amministrazione ha rifinanziato il Progetto giovani, con l’obiettivo di stabilire un contatto con i ragazzi, partendo dai loro bisogni e creando senso di appartenenza e modelli positivi. «Continueremo il lavoro non soltanto di mappatura, ma anche di conoscenza e di vicinanza ai ragazzi e alle loro famiglie – spiega Mancuso – il 19 aprile partirà un ciclo di incontri dedicato a queste tematiche “Genitori 2.0”».

«Credo non ci sia una soluzione univoca per la prevenzione di questi episodi, ma che si debba provare a fare quello che stiamo facendo, lavorando su più fronti col coinvolgimento delle famiglie che molto spesso si trovano spiazzate di fronte all’adolescenza o, più in generale, al disagio giovanile acuito dalla sospensione della socialità nel periodo pandemico».

«L’obiettivo è far appassionare i ragazzi e attraverso una serie di proposte renderli consapevoli e responsabili degli spazi che sono di tutti, dei luoghi, degli oggetti e dei tempi in cui si possono fare certe cose e altri in cui è meglio non farle»

Fare rete, mettendo al centro i giovani. «Quello che si sta cercando di fare è allearci per provare insieme a costruire un modello che parta dal coinvolgimento dei ragazzi stessi, accettando anche che non sempre questo coinvolgimento riesca – aggiunge Mancuso – Le risposte che abbiamo avuto dalla prima parte del progetto, con i laboratori proposti la scorsa estate, sono state positive. Avevamo avuto un bel ritorno, però è chiaro che non si riesce a far aderire sempre tutti i ragazzi. La speranza è che con il rilancio di questo progetto si possa incontrare chi non ha partecipato o è rimasto finora un po’ fuori da queste proposte».

Sviluppare interessi e progetti contro la noia. «Penso che la strada sia appassionarsi a qualcosa. Quando ci si appassiona a qualcosa si inizia a lavorare su se stessi, su un progetto e questo aiuta anche in altri contesti e situazioni – osserva Mancuso – L’obiettivo è far appassionare i ragazzi e attraverso una serie di proposte renderli consapevoli e responsabili degli spazi che sono di tutti, dei luoghi, degli oggetti e dei tempi in cui si possono fare certe cose e altri in cui è meglio non farle. Se riusciamo a innescare un po’ questa consapevolezza e la facciamo partire da loro diventerà tutto più facile, perché saranno loro stessi ad autoregolarsi. Di fronte alla possibilità di compiere un gesto come quello che è stato commesso, si interrogheranno sulla sostenibilità di quello che stanno facendo sia rispetto a loro stessi che alla comunità in cui sono inseriti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA