La coppa del mondo è dell’Argentina. Vanno da Prestino a Buenos Aires i festeggiamenti dei comaschi-argentini

I mondialiL’atleta Daniel Fontana: «Vissute le stesse emozioni dell’86». E al Don Segundo sciarpe e bandiere

Un filo lunghissimo che unisce Prestino a Buenos Aires con i colori bianco, azzurro e il sole giallo della bandiera che fatto esultare, soffrire e poi liberare la gioia al grido di “campeones”.

In piazza tra la folla

A tifare nella capitale argentina c’erano il campione di triathlon Daniel Fontana, con la compagna Micol e il figlio Leonardo di 4 anni. Reduci da un viaggio in Patagonia dalla famiglia di Daniel, nato in Argentina, si sono fermati a Buenos Aires prima del rientro in Italia (vivono ad Appiano Gentile) e hanno seguito la partita in piazza Della Repubblica, vicino al grande Obelisco. «Sono molto felice di poter far vivere a Leonardo questa esperienza - le parole dell’atleta tifoso dell’Inter - nella speranza che possa aggiungere al suo essere italiano, un po’ della cultura e del modo di essere argentino». Poi aggiunge: «Non sono un fanatico del calcio, ma mi sono tornati alla mente i momenti, le sensazioni e le sofferenze del mondiale 1986 che ho avuto la fortuna di vivere da argentino. È la rivalsa, attraverso il calcio, di un popolo oppresso, contro gli inglesi allora e contro le difficoltà economiche oggi». E ancora: «Abbiamo avuto la fortuna di partecipare a questa cosa per caso e condiviso tutto con gli argentini. E poi Leo Messi, la consacrazione di un leader che ha portato una squadra non di altissimo livello verso l’obiettivo più ambito di molti giocatori». Cita «la forza del dna argentino, essere uniti e divertirsi a vincere» e racconta che Messi «é visto oggi come una figura divina».

Dall’Argentina a Prestino in un viaggio virtuale, ma con le stesse emozioni. Argentini e comaschi, amici e clienti, ieri si sono infatti riuniti nel primo pomeriggio al ristorante argentino Don Segundo per seguire insieme la finale dei campionati mondiali di calcio contro la Francia. I tifosi si sono preparati con maglie, bandiere, sciarpe e cappelli, con cui alla fine sono usciti in strada a festeggiare. «Mi dispiace per i francesi ma vince una squadra sola e dopo tanta sofferenza siamo riusciti a diventare campioni del mondo per la terza volta», esclama Maria Sombre, che nella cucina del ristorante indossa grembiule e cappello con i colori della sua nazionale e che quest’autunno, all’età di 78 anni, si è laureata all’università dell’Insubria con una tesi sull’immigrazione italiana in Argentina. Mentre gli altri intorno saltano e cantano, a pochi minuti dalla fine del mondiale, racconta il particolare legame che ha fatto radunare una cinquantina di tifosi nel suo ristorante. «A festeggiare con noi c’erano parenti, amici e clienti di Como. Eravamo collegati anche con parenti in Italia, in Svizzera e in Argentina. Gli italiani hanno un legame forte con l’Argentina e noi argentini abbiamo un legame forte con il calcio, siamo tutti appassionati».

Scaramanzia e Maradona

Oltre a essere appassionati di calcio sono particolarmente scaramantici anche nel modo di tifare: «È importante guardare la partita nello stesso posto e con le stesse persone con cui l’abbiamo guardata quando la nazionale ha vinto». Tra le scaramanzie adottate in questi giorni, quella di rinunciare a preparare la torta con i colori della nazionale: la figlia ne aveva fatta una in occasione della finale dei mondiali del 2014, ma l’Argentina aveva perso contro la Germania. La famiglia di Maria poi era molto legata a Diego Armando Maradona, ultimo capitano della nazionale ad aver vinto la coppa del mondo, nel 1986, prima di Messi ieri. «Abbiamo conosciuto Maradona quando era un bimbo e giocava nei “pulcini” - racconta - Mio cognato aveva un figlio della sua età che giocava a calcio e aveva un furgoncino. Siccome quei bambini venivano da famiglie molto povere, li andava a prendere per portarli agli allenamenti. Lo frequentavamo in Argentina». Ancora conserva con affetto le fotografie che li ritraggono con Maradona.

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