Omicidio Deiana, sepolto in cantina. La Cassazione conferma: 22 anni a Placido

Villa Guardia Giovedì, poco prima di mezzanotte, il verdetto definitivo degli ermellini. La vittima uccisa dieci anni fa a coltellate, il corpo ritrovato sotto uno strato di cemento

La conferma definitiva della Corte di Cassazione, che ha scritto la parola fine su un omicidio efferato e barbaro, con il tentativo – riuscito per anni – di far scomparire il cadavere della vittima, è arrivata giovedì poco prima della mezzanotte.

Nello Placido, investigatore privato monzese di 46 anni, fu presente e partecipò all’aggressione a coltellate che costò la vita ad Antonio Deiana, che si era incontrato con lui quel giorno. Ventidue anni, è il verdetto definitivo, come già sentenziato in primo e secondo grado delle Corti d’Assise di Monza e di Milano.

Non ci fu premeditazione

Sancito anche che non fu un omicidio premeditato, come invece avrebbero voluto venisse riconosciuto sia l’accusa che la parte civile, con la sorella della vittima rappresentata in aula dall’avvocato Maruska Gervasoni, che ha seguito tutte le vicende del processo.

«Il rammarico è proprio questo – commenta l’avvocato del foro di Como, Maruska Gervasoni - Il mancato riconoscimento della premeditazione in capo a Placido pur essendocene tutti gli elementi, premeditazione che è stata applicata al correo che all’epoca neppure conosceva Antonio Deiana».

Già, perché in questa storia di droga, coltellate e di un corpo senza vita seppellito in una buca in uno scantinato di un condominio di Cinisello Balsamo, c’è anche una seconda figura - 18 anni in Abbreviato (pena definitiva) - ed è Luca Sanfilippo, 51 anni, proprietario della casa e dello scantinato dove i tre si incontrarono.

La questione della droga

Al centro del contendere c’era – da quanto sarebbe emerso – l’acquisto di una grossa partita di cocaina. Secondo la procura, infatti, Deiana sarebbe arrivato quel giorno a Cinisello Balsamo con quattro chili di droga. In quello scantinato tuttavia accadde qualcosa e da lì Deiana, che aveva 36 anni, e abitava a Villa Guardia, non uscì più. Era il 20 luglio del 2012.

Della fine dell’uomo non si seppe più nulla per circa 6 anni quando le indagini della squadra Mobile di Como riuscirono a riannodare tutti i fili della storia per giungere nello scantinato del condominio del Monzese dove, sotto uno spesso strato di cemento e interrato in una buca, fu trovato il corpo di Deiana.

Nello Placido ha sempre negato con vigore di essere coinvolto nel delitto. Era stato Sanfilippo, ovvero il proprietario di casa, a tirarlo in ballo in modo indiretto, parlandone con altre persone (senza però fare mai il nome) che poi riferirono agli inquirenti quanto appreso. Sanfilippo fece espressamente il nome di Placido solo l’8 aprile 2021 davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano, quando la sua sentenza era ormai definitiva. Placido aveva replicato di essere stato calunniato da Sanfilippo.

Ma c’erano stati anche ulteriori riscontri su quanto accaduto e che erano finiti nelle mani della squadra Mobile di Como, che mai aveva abbandonato l’indagini per dare giustizia alla sorella di Antonio, Antonella, che in modo analogo – sempre ucciso, e sempre seppellito ma per un’altra questione – aveva perso anche l’altro fratello, Salvatore, sepolto in un bosco nella zona di Oltrona di San Mamette. Alla sorella, ulteriore nota dolente di questa storia, non è stato riconosciuto nemmeno un euro di provvisionale.

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