Sgozzò un uomo con un coccio di vetro dopo l’aggressione a un bambino. La Procura chiede la consulenza psichiatrica

L’inchiestaDopo sei mesi dall’omicidio di via Giussani, disposti accertamenti sull’uomo in cella. Ora la magistratura vuole verificare la capacità di intendere e di volere al momento del delitto

La Procura di Como ha deciso di affidare l’incarico ad un proprio consulente per la valutazione psichiatrica della mente di Omar Querenzi, 32 anni di Albiolo, accusato dell’omicidio di Giuseppe Mazza che risale allo scorso mese di agosto in via Giussani.

La difesa, con gli avvocati Denise Canu e Pasquale Saggiomo, avrebbe invece preferito una perizia in incidente probatorio, istanza tuttavia respinta dal giudice delle indagini preliminari proprio perché è già in corso la valutazione psichiatrica chiesta dal pm Simone Pizzotti. La risposta al quesito è attesa per la metà di gennaio.

Ucciso con un coccio di bottiglia

Il passaggio della consulenza psichiatrica potrebbe anticipare la chiusura del fascicolo aperto in seguito ai drammatici fatti dello scorso 11 agosto. Giuseppe Mazza – nato in Valtellina, a Mantello, ma con una vita trascorsa tra Rebbio e Breccia – a cavallo di mezzogiorno era stato ucciso con un colpo di bottiglia alla gola mentre si trovava seduto al posto di guida della propria auto, una Volkswagen, parcheggiata nell’area di sosta esterna alle scuole di via Giussani dove oggi è stata posizionata una targa in suo ricordo che è appena stata inaugurata e benedetta.

Il suo assassino non ebbe pietà di lui, uccidendolo con un colpo profondo, alla gola, inferto con il coccio di una bottiglia di vino. Una aggressione durata non più di una ventina di secondi, fulminante.

In carcere, fin dal primo giorno, sospettato per l’omicidio e colpito da una ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Walter Lietti, era finito Omar Querenzi, che si trova ancora oggi rinchiuso non più al Bassone ma a Pavia. E proprio nella struttura penitenziaria della bassa sarebbero già iniziati gli incontri per arrivare a stilare un suo profilo psichiatrico.

Molti sono gli elementi che gravano sulla sua posizione. La procura, prima di affidare l’incarico al proprio consulente psichiatrico, aveva affidato altri compiti sia all’anatomopatologo – con i dettagli del minuscolo pezzo di vetro trovato nella ferita mortale, compatibile con la bottiglia che era stata vista impugnare da Querenzi poco prima – sia in merito a rilievi dattiloscopici sulle impronte digitali presenti sull’auto della vittima e sulla bottiglia che era stata interamente recuperata (consulenza che è nelle mani della polizia scientifica), sia infine sulle tracce di sangue presenti nella Volkswagen e sugli indumenti indossati dall’indagato al momento dell’arrivo delle volanti. Abiti – un paio di pantaloncini e una maglietta – che erano stati posti sotto sequestro e consegnati nelle mani del genetista Carlo Previderè.

Le telecamere

A pesare sul capo di Querenzi ci sono anche, è bene ricordarlo, le telecamere presenti in zona, tra via Giussani e via Paoli, che lo ripresero prima aggredire un giovane del Salvador che gli stava dando delle indicazioni (scena immortalata nella sua totalità, che richiama le modalità del delitto commesso poco dopo) e che poi lo misero a fuoco anche mentre entrava nel parcheggio in cui si trovava l’auto di Mazza, per poi uscirne una manciata di secondi dopo.

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