Anche i sintomi più banali possono essere importanti per diagnosticare i tumori di testa e collo: occorrono diagnosi tempestive

La malattia Dal naso al cavo orale fino a ghiandole salivari e tiroide, ecco a cosa prestare attenzione secondo il professor Mario Bussi, primario di Otorinolaringoiatria del San Raffaele: «Prima diagnostichiamo, migliori saranno prognosi e qualità della vita»

La diagnosi precoce è la prima arma contro i tumori del distretto testa-collo. Ecco perché al perdurare di sintomi che possono sembrare anche banali, come abbassamenti di voce, piccoli, ma costanti sanguinamenti dalla bocca o dal naso, mal di gola o difficoltà nella deglutizione, è importante rivolgersi a un esperto per una visita di controllo. «Intercettare nelle fasi iniziali queste neoplasie – spiega il professor Mario Bussi, primario di Otorinolaringoiatria dell’Irccs Ospedale San Raffaele – è il segreto per una prognosi favorevole. Purtroppo, dobbiamo ricordare che questi tumori, seppur meno frequenti di altri, se diagnosticati in fase avanzata possono avere oltre che una compromissione funzionale anche un forte impatto estetico, al di là del fatto che gli stadi avanzati hanno purtroppo possibilità di guarigione duratura molto limitate».

I campanelli d’allarme

I riflessi sulla psiche e sulla socialità di molti pazienti, quando la situazione è avanzata, sono spesso complessi e possono portare con sé depressione e isolamento. «Non sottovalutare i campanelli di allarme però – prosegue l’esperto – consente di usufruire di strumentazioni all’avanguardia sia per la diagnosi che per il trattamento, soprattutto per le neoplasie che riguardano la mucosa del naso, della bocca e della gola». Tra i tumori del distretto testa-collo ricordiamo i più noti: i tumori del naso e dei seni paranasali, i tumori del cavo orale, della laringe, della faringe, i tumori delle ghiandole salivari e della tiroide, non scordando che la cute della testa e del collo è molto esposta al sole, e quindi ai tumori cutanei. Il tumore della laringe, organo coinvolto nei meccanismi della respirazione, della fonazione e della deglutizione è facilmente individuabile grazie al precoce peggioramento della voce.

«Come detto se diagnosticati in fase tardiva – dice ancora lo specialista – questi tumori possono compromettere alcune funzioni vitali e sociali, come la deglutizione e la comunicazione verbale. Ecco perché è importante parlare di questi tumori, per far sì che le persone riescano a dare il giusto peso ai sintomi il prima possibile. Tre settimane di persistenza o peggioramento di sintomi generici sono sufficienti a richiedere una valutazione specialistica». Ma come avviene la diagnosi? «Come detto oggi abbiamo a disposizioni strumentazioni di grande precisione e affidabilità – aggiunge il professore – questo ci consente di individuare facilmente la presenza di una neoplasia o di escluderla e di rassicurare così il paziente». La diagnosi prevede un’attenta anamnesi e la palpazione del collo e del viso, per poi passare all’utilizzo di endoscopi a fibre ottiche rigide o flessibili, che consentono di analizzare nel dettaglio le cavità nasali, la bocca, la faringe e la laringe. A seguito di questo primo controllo, in caso di dubbio, lo specialista può prevedere un esame ecografico e una risonanza magnetica. La biopsia, invece, consiste nel prelevare un piccolo frammento di tessuto “sospetto” che verrà successivamente inviato in laboratorio per le analisi al microscopio. È una procedura diagnostica indispensabile per la diagnosi di certezza dei tumori.

Dopo la diagnosi

Dopo la diagnosi del tumore, il paziente deve sottoporsi ad altri accertamenti per confermare l’estensione della malattia; l’insieme di questi esami è detto “stadiazione” e comprende: esami ecografici, tomografia computerizzata, risonanza magnetica, radiografia del torace, pet.

«Prima diagnostichiamo il tumore – conclude l’esperto – migliore saranno prognosi e qualità di vita del paziente . Se il consumo di alcol e il tabagismo sono abitudini che vengono tenute in considerazione in fase di diagnosi, non viene invece presa in considerazione la familiarità, in quanto per questi tumori non sembra esserci un legame di questo tipo. A differenza di quanto accade per il tumore della mammella, quindi, non viene chiesto ai parenti più stretti di sottoporsi a uno screening genetico».

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