Età, stress e stili di vita: fertilità, quanti nemici

Vita di coppia Tra i fattori di rischio per le donne c’è senz’altro l’anagrafe. Oggi le soluzioni sono tante: dalla chirurgia mininvasiva al “social freezing”

In Italia l’infertilità interessa una coppia su sette tra i 20 e i 42 anni. Oggi è noto che in un terzo dei casi le motivazioni riguardano il versante femminile, in un altro terzo quello maschile, mentre nel restante terzo le cause sono miste.

Nella popolazione femminile i fattori di rischio possono essere di diversa origine e legati, ad esempio, a problemi di ovulazione, a un mal funzionamento delle tube, problematiche uterine, endometriosi, ma anche età, stress o errati stili di vita.

«L’età della donna – spiega Carlo Gastaldi, responsabile dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Istituto clinico Città di Brescia - è senza dubbio uno dei maggiori fattori di rischio. Dopo i 35 anni, infatti, il numero delle cellule contenute nelle ovaie si riduce, così come la loro qualità. Bisogna tenere presente che, alla nascita, una donna ha circa due milioni e mezzo di cellule, queste al primo ciclo mestruale si riducono a mezzo milione. A 35 anni c’è un’ulteriore importante riduzione e a 40 anni solo una donna su dieci ha un numero di cellule adeguate a una gravidanza». Con il termine “adeguato” vengono considerati più fattori e tra questi il numero di cellule uovo, ma anche la loro qualità in quanto sono soggette a invecchiamento.

«La definizione di infertilità – aggiunge lo specialista - dipende molto dall’età della donna. Per una donna di 30 anni, ad esempio, si inizia a pensare a esami diagnostici dopo anche due anni di rapporti non protetti, ma a 35 anni si passa anche solo a sei mesi, sempre che non esistano fattori anamnestici che facciano sospettare un problema riproduttivo». È evidente così che oltre al desiderio di maternità una donna deve essere consapevole che deve entrare in gioco anche una progettazione, soprattutto raggiunta una certa età o sulla base di criteri anamnestici. «Una donna che ha una madre che è ha avuto una menopausa precoce – dice – non può non tenere conto di questo aspetto, quindi, dovrebbe iniziare un percorso di ricerca di gravidanza in un periodo adeguato».

Il problema dell’infertilità riguarda in particolare i paesi sviluppati dove da un modello culturale agricolo si è passati a nuovi modelli con una maggiore scolarizzazione tra le donne e una maggiore occupazione. Oggi la ricerca di gravidanza spesso arriva dopo aver raggiunto una stabilità economica, quindi attorno ai 40 anni.

«La diagnosi di infertilità nella donna – precisa Gastaldi – parte da un’attenta anamnesi e da un controllo ecografico. Segue la verifica della corretta ovulazione che può essere fatta con esami ematici, ma anche con dei test eseguiti a casa con degli stick disponibili in farmacia». Possono rendersi necessari esami per la valutazione della funzionalità delle tube (isterosalpingografia o isterosonografia). La laparoscopia, infine, consente sia di diagnosticare in modo sicuro alcune problematiche, ma in alcuni casi anche di rimuovere nella stessa seduta diagnostica cause di infertilità come cisti o fibromi.

«Oggi grazie ai medicinali a disposizione – conclude lo specialista – è possibile curare problemi di ovulazione, in altri casi, invece, la via consigliata è quella della fecondazione artificiale. La chirurgia mininvasiva è molto utile in caso di cisti o fibromi. Va detto che la terapia dell’infertilità deve essere correlata a diagnosi, età della paziente e pregressi fallimenti terapeutici».

In termini di prevenzione oltre a seguire corretti stili di vita negli ultimi anni sta prendendo piede : il “social freezing” e cioè un processo precauzionale di prelievo e congelamento delle proprie cellule uovo non fecondate, per motivi di natura non medica, per soddisfare un desiderio di maternità in un secondo momento (info: www.womanshealth.vision.it). Anche in questo caso va detto però che non ci sono certezze di buona riuscita di concepimento in futuro, così come è fondamentale l’età di prelievo degli ovuli stessi che è comunque consigliata al di sotto dei 34 anni.

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