Il male oscuro: sono in crescita i numeri della depressione e la colpa è anche del covid

Approfondimento Secondo i numeri ha un impatto sociale anche maggiore di quello delle malattie cardiovascolari. Dalla genetica alle nuove frontiere terapeutiche, lo psichiatra Massimiliano Dieci: «Uscirne è possibile»

La depressione è una malattia complessa che ha un impatto importante dal punto di vista sociale. Negli ultimi anni, anche a causa della pandemia, i numeri sono in crescita. Oggi sono disponibili diverse terapie efficaci.

«La depressione nel mondo occidentale – spiega Massimiliano Dieci, responsabile dell’unità operativa di Riabilitazione psichiatrica degli Istituti Clinici Zucchi di Carate Brianza – ha un impatto importante, anche maggiore rispetto a quello delle malattie cardiovascolari e oncologiche».

I numeri della depressione, come conferma lo specialista, sono cresciuti negli ultimi anni e ancora oggi si vedono gli effetti dell’onda lunga del Covid-19. «La depressione è una malattia – prosegue il primario – che nella sua forma più classica è una patologia grave che impedisce alle persone di lavorare, di avere relazioni sociali e di fare tutte quelle cose che ognuno di noi vorrebbe per dare un senso alla propria esistenza».

Una malattia al femminile?

La depressione colpisce in prevalenza le donne, ma gli uomini non sono di certo esenti. «Se negli uomini – aggiunge Dieci – la probabilità di avere almeno un episodio depressivo nella vita è del 25%, nelle donne è del 45-50%. Questo significa che un uomo su quattro e una donna su due, nel corso della vita, avrà un episodio depressivo». Non esiste, inoltre, un’età tipica di insorgenza. Oggi gli specialisti vedono già casi nei giovanissimi, con depressioni che insorgono già nell’adolescenza o prima, ma anche negli anziani, con episodi anche tra gli over 70. Questo a conferma che la depressione, purtroppo, può colpire in tutte le fasi della vita.

«I sintomi della malattia possono essere diversi: ci sono casi in cui la depressione si manifesta in maniera più subdola una persona ha progressivamente meno voglia di fare, inizia ad essere pessimista, a vedere le cose come più difficili di prima e a essere meno interessato a ciò che la circonda.

Ci sono forme di malattia, di solito più tipiche della depressione in corso di disturbo bipolare, che possono manifestarsi dalla mattina alla sera. Il giorno prima, insomma, una persona può stare bene e il giorno dopo essere gravemente depressa. Comuni, in corso di depressione, sono anche i disturbi del sonno. Nella maggior parte dei casi le persone che soffrono di depressione dormono meno bene, ma ci sono anche forme di malattia caratterizzate da ipersonnia e quindi da un aumento del bisogno di dormire. Possono verificarsi anche alterazioni dell’appetito con una diminuzione del senso della fame e inappetenza, oppure forme di iperfagia e la ricerca, in particolare, di cibi ricchi di zuccheri.

Altro aspetto che riguarda le persone depresse è che hanno una soglia del dolore più bassa. «In particolare negli anziani – dice Dieci – possono verificarsi le cosiddette “depressioni mascherate”, termine che oggi non viene più usato nella letteratura scientifica ma che spiega bene come in queste depressioni i sintomi psichici non siano in primo piano, ma si manifestino con una ricca sintomatologia somatica».

Si tratta di casi in cui la persona lamenta primariamente dolori, disturbi gastroenterici, lamentele somatiche, sintomi che in realtà fanno parte di un quadro depressivo. «Negli anziani – aggiunge lo specialista – a volte la sintomatologia si arricchisce di manifestazioni di tipo cognitivo. Il quadro può assomigliare a quello di una demenza, queste persone appaiono confuse e con problemi della memoria ma in realtà, una volta curata la depressione questi sintomi spariscono e la persona torna ad un pieno funzionamento cognitivo». Oggi c’è una maggiore attenzione delle persone nei confronti dei sintomi e sicuramente con maggiore frequenza si richiede un aiuto, questo grazie anche a al fatto che negli ultimi vent’anni lo stigma nei confronti di questa malattia è diminuito. C’è ancora però una parte di sommerso, di persone che non chiedono aiuto o per mancanza di informazioni o per vergogna.

Il ruolo della genetica

«La depressione è una malattia che ha molte cause, la genetica – conferma il primario – ha un ruolo importante. Avere un familiare che ha avuto uno o più episodi depressivi, perché purtroppo la depressione è spesso una patologia ricorrente, espone a un maggior rischio di malattia. Il rischio cresce tra le 2 e le 3 volte in persona con un familiare di primo grado affetto da depressione».

Proprio la genetica si conferma uno degli aspetti su cui continuano a concentrarsi le ricerche degli esperti. «Oggi siamo certi -prosegue - che non ci sia un solo gene che determina la malattia, ma che con ogni probabilità si tratti di qualcosa di molto più complesso dal punto di vista genetico e che implica il coinvolgimento di molti geni che solo in piccola parte conosciamo». Oltre alla genetica sono importantissimi fattori ambientali e le condizioni di stress che interagiscono con la vulnerabilità genetica.

Le strategie terapeutiche

Sebbene si tratti di una patologia complessa oggi esistono diverse strategie terapeutiche molto efficaci, oltre ai farmaci, oggi sempre più specifici, gli approcci psicologici, ma non solo. «Tra i presidi terapeutici – dice lo psichiatra – esistono anche interventi per pazienti che non rispondono alle terapie più convenzionali, tra queste la Stimolazione Magnetica Transcranica». Si tratta di una tecnica non invasiva ed indolore che produce un campo magnetico in grado di stimolare alcune aree cerebrali specifiche e che può contribuire a curare depressioni resistenti ad altre terapie.

Cosa fare se si ha il dubbio di essere depressi? Come sottolinea lo specialista bisogna accettare la situazione e rivolgersi in prima istanza al medico di base che ha le competenze per definire un quadro di depressione e per trattare i casi più semplici. Se la situazione però è più complessa, o se esistono delle comorbidità, allora è fondamentale rivolgersi a uno specialista.

Oggi si parla di un aumento di casi di disagio tra i ragazzi, ma ovviamente non tutte le condizioni di disagio sono depressione. «Il disagio senza dubbio – aggiunge – si è accentuato negli ultimi anni tra i giovani, anche a causa della pandemia. I ragazzi hanno meno strumenti rispetto a una persona adulta, e quindi spesso sono più fragili. Non sempre però questo disagio è depressione, anche se è indubbio che la depressione sia in crescita tra i ragazzi».

Dal primario così anche un messaggio ai genitori. «Osservate quello che succede – conclude Dieci – parlate con i ragazzi e non abbiate paura di chiedere una consulenza su una questione così importante».

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