Intervento di protesi all’anca in day hospital: adesso è possibile

OrtopediaPoche ore di ricovero e un approccio chirurgico mininvasivo. Il merito? Di una tecnica che consente un accesso postero laterale

Sottoporsi a un intervento di protesi all’anca, ma anche al ginocchio, in ospedale durante il giorno e tornare a casa la sera stessa. Un importante passo avanti per quanto riguarda la chirurgia e eseguito per la prima volta in Italia da Tommaso Vetrugno, responsabile dell’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia - Sezione X dell’Istituto Clinico Città di Brescia.

La protesi è stata impiantata in una paziente vicentina di 60 anni in regime di day surgery. La paziente, affetta da una coxartrosi degenerativa, è stata sottoposta al programmato intervento chirurgico alle 9 e ha lasciato l’ospedale per tornare al proprio domicilio alle 19 dello stesso giorno, dopo aver iniziato gli esercizi riabilitativi, aver deambulato con buona autonomia, salito e sceso le scale con l’ausilio di stampelle.

Una degenerazione

«Con il termine coxartrosi – spiega Vetrugno – si definisce l’artrosi dell’anca. Si tratta di una degenerazione dell’articolazione che nasce da un problema di usura delle cartilagini. Quando queste ultime sono gravemente danneggiate il processo degenerativo inizia a intaccare anche la parte ossea dell’articolazione ed è necessario correre ai ripari». Trattandosi di un’articolazione che viene sottoposta a continui movimenti non è raro che questa sia soggetta più di altre a artrosi primaria, anche se spesso è implicata una cattiva geometria dell’articolazione, e non a cause come traumi, fratture o problemi reumatici.

«La coxartrosi si manifesta con dolore – aggiunge lo specialista – solitamente a livello dell’inguine e qualche volta al gluteo o nella parte laterale della gamba. Questa degenerazione porta a una disabilità progressiva con il paziente che con il passare del tempo perde autonomia nella deambulazione ma anche nella capacità di eseguire alcuni movimenti. Il segnale tipico è proprio la progressiva incapacità di mettersi i calzini o di allacciarsi le scarpe».

Tecnica mininvasiva

Si tratta di una problematica abbastanza diffusa che vede un percentuale leggermente maggiore nella popolazione femminile rispetto a quella maschile. I segnali si manifestano in genere dopo i 60 anni, anche se negli ultimi anni sono in aumento le persone under 60 che si rivolgono allo specialista per un intervento di protesi.

Rispetto al passato oggi si tende a intervenire prima, anche grazie a protesi di nuova generazione e procedure sempre meno invasive che consentono una rapida ripresa. Per quanto riguarda la diagnosi è sufficiente un esame radiografico per stabilire la presenza di coxartrosi e il grado di degenerazione dell’articolazione. Tra le novità in ambito chirurgico, come detto, c’è la possibilità di sottoporsi a un intervento per il posizionamento di una protesi la mattina e lasciare l’ospedale la sera. La tecnica mininvasiva impiegata per impiantare la protesi prevede in questo caso un accesso postero-laterale che implica un tempo di intervento ridotto (circa 30-40 minuti), la conservazione della muscolatura glutea che non viene compromessa nel corso della procedura, con conseguente scarse perdite ematiche e ridotto dolore post-operatorio.

Solitamente l’impianto di una protesi d’anca richiede in media una degenza di alcuni giorni, da 8 a 10, nei quali si imposta il percorso di riabilitazione da eseguire al domicilio o in strutture dedicate. La chirurgia protesica in day surgery rappresenta quindi un cambiamento rilevante e una grande opportunità per casi selezionati: «Questo tipo di percorso infatti è applicabile a pazienti in ottime condizioni di salute – conclude Vetrugno - e fortemente motivati a rientrare immediatamente al proprio domicilio. Non è quindi un approccio adatto a tutti ed è bene sottolineare come il paziente stesso abbia un ruolo di primo piano nell’intraprendere questo percorso».

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