Quando il tempo libero fa paura: la chiamano “oziofobia”

Il disturbo Non tutti apprezzano il “dolce far niente” dei giorni di vacanza. Lo psicologo Carlotta: «Alcuni di noi sono assuefatti a ritmi sincopati»

Le vacanze estive per alcune persone possono diventare motivo di stress. L’oziofobia, ovvero la paura del tempo libero, può essere un momento di malessere. Non si tratta di una vera e propria patologia ma in alcuni casi può dare sintomi anche fisici.

A coniare il termine oziofobia è stato lo psicologo spagnolo Rafael Santandreu che ha deciso di utilizzare questo termine per descrivere appunto la paura di non essere impegnati a fare qualcosa. Ma è importante precisare che non si tratta di una vera e propria fobia.

«Quando si parla di oziofobia – spiega Davide Carlotta, docente alla Scuola di specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università Vita-Salute San Raffaele e psicologo del Servizio di Psicologia Clinica dell’Irccs Ospedale San Raffaele Turro a Milano – è importante fare una premessa e cioè che si tratta semplicemente di un neologismo per descrivere niente più che la paura del tempo libero».

Non una vera e propria fobia

Ad oggi, come spiega l’esperto, non esiste così una definizione medico scientifica più dettagliata. «Quando in psicologia clinica si parla di fobie – prosegue lo specialista - si intende una categoria diagnostica ben precisa, una condizione di malessere psicologico nota e riconoscibile, con dei sintomi chiari e sulla quale sono stati condotti decenni di studi». L’oziofobia non ha questo tipo di requisiti, nel senso che non si trova nella letteratura specialistica, ma resta il fatto che esiste un’evidenza clinica che per alcune persone sia difficile avere a che fare con il tempo libero. Il ‘dolce far niente’ si trasforma così in un momento di disagio che, come detto, può dare forma anche delle sintomatologie, ma che non sono così specifiche da poterne dare una definizione esatta. Ma come mai certe persone hanno paura del tempo libero? «Non c’è un dato scientificamente affidabile – precisa Carlotta - perché come detto non c’è letteratura al riguardo. Si può però ipotizzare che possa avere a che fare con il nostro esserci adattati a dei ritmi di vita sincopati, nella vita lavorativa quanto in quella domestica. Quando ci ritroviamo in una condizione diversa, come il far niente, questo ci può spiazzare».

Ognuno ha le sue ragioni per provare oziofobia

Quando una persona lamenta di avere paura del tempo libero non è possibile individuare una motivazione generalizzata perché, come detto, non si tratta di un concetto standardizzato. Il disagio del singolo può avere così origini diverse che devono essere indagate, soprattutto per il fatto che molte persone non sono portate all’auto osservazione e cioè all’abitudine a soffermarsi su quello che si sente per trovare una risposta a determinate situazioni. «Pensiamo solo a quante volte si sente dire che qualcuno ha l’ansia – aggiunge l’esperto – la parola ansia dice tutto e dice niente perché descrive solo un vago disagio, piuttosto indefinito, in quanto non andiamo a leggere con attenzione quali emozioni stiamo vivendo in un momento specifico. Questo può accadere anche con il cambiare abitudine, se non siamo preparati ci può lasciare spiazzati».

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