Rene, quante richieste. Quest’anno già 4 trapianti

Stop dialisi È un intervento risolutivo per l’insufficienza renale cronica. Anche se il follow-up prevede una attenta terapia immunosoppressiva

Il trapianto di rene è l’opzione terapeutica più indicata in caso di insufficienza renale cronica, migliora la qualità e la durata della vita.

Tutti i soggetti affetti da insufficienza renale cronica che ottengono l’idoneità clinica dal centro trapianti di riferimento possono iscriversi in lista d’attesa. La richiesta negli anni è cresciuta e i tempi di attesa sono ancora piuttosto lunghi.

Alla base del trapianto c’è la donazione, un atto volontario, consapevole, gratuito e anonimo. Dopo l’intervento di trapianto i pazienti hanno una degenza di circa dieci giorni e immediatamente dopo le dimissioni è necessario iniziare un monitoraggio clinico molto ravvicinato. Nelle prime quattro, cinque settimane il paziente può essere sottoposto a visite ambulatoriali anche due o tre volte alla settimana. Almeno per i primi sei mesi i pazienti rimangono in carico dai centri trapianti di riferimento, solo successivamente vengono presi in carico dai centri nefrologici periferici.

La terapia

«Dopo il trapianto i pazienti devono assumere una terapia immunosoppressiva per il resto della vita - spiega Alessandra Butti, specialista in nefrologia e dialisi nel reparto dell’Asst Lariana diretto da Gianvincenzo Melfa -. I farmaci immunosoppressori sono necessari per prevenire il rigetto del rene. È indispensabile che i pazienti vengano sensibilizzati a non interrompere o modificare le dosi dei farmaci senza consultare il proprio nefrologo di fiducia. Ancora oggi la causa più frequente di rigetto rimane l’interruzione o la riduzione posologica della terapia. Negli anni si è assistito a una evoluzione delle terapie immunosoppressive, ma la comparsa di effetti collaterali dei farmaci rimane ancora un aspetto delicato nella gestione del paziente trapiantato. L’inibizione del sistema immunitario indotta dagli immunosoppressori rende i nostri pazienti più suscettibili a infezioni o patologie neoplastiche. Pertanto l’identificazione e la correzione di fattori rischio e la precoce diagnosi di problematiche cliniche intercorrenti riveste un ruolo fondamentale nella nostra attività». Come detto oggi il trapianto è la migliore terapia possibile in caso di insufficienza renale. Permette di svincolarsi dal trattamento dialitico. Essere in dialisi significa andare in ospedale tre volte alla settimana, con una qualità di vita che ne risente e possibili conseguenze negative cardiovascolari.

Prima della terapia dialitica

«Si può arrivare al trapianto ancor prima di aver iniziato la terapia dialitica – precisa Butti –, è un importante obiettivo di noi nefrologi identificare precocemente i pazienti candidabili al trapianto per i già citati vantaggi in termini di salute. Ma il trapianto conviene anche in termini di spesa sanitaria, ha costi molto inferiori rispetto ad una continuativa dialisi».

L’ambulatorio trapianti di rene dell’Asst Lariana segue il follow up di circa 180 pazienti trapiantati e 40 in lista d’attesa.

Nel 2018 al Sant’Anna sono stati trapiantati dodici pazienti nefropatici, nel 2019 furono 17, sette durante il difficile 2020 in piena pandemia, nove nel 2021 e quattro in questi primi mesi del 2022. Un altro dato interessante riguarda i possibili donatori. Nella nostra provincia si sono dichiarati favorevoli alla donazione 91.417 cittadini, di questi 17.611 residenti a Como città. Le opposizioni, le persone dichiaratamente contrarie, sono invece 33.684, di cui 5.458 nel Comune capoluogo.
S. Bac.

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