Telefono come causa di ansia, irritabilità e depressione: i più esposti al pericolo sono i ragazzi

La cura Contro le dipendenze è in genere risolutiva la terapia cognitivo comportamentale. Più che all’astensione totale, il paziente può essere accompagnato a un utilizzo consapevole

La tecnologia ci ha permesso di fare così molti passi avanti, ma nello stesso tempo ci ha fornito nuovi strumenti che si sono rivelati potenzialmente nocivi. Sono veramente poche le persone che oggi non abusano nell’utilizzo di cellulari, internet e social network, tanto che non è sempre facile accorgersi che qualcosa non va.

Come ricorda Davide Carlotta, docente alla Scuola di specializzazione in Psicologia clinica dell’Università Vita-Salute San Raffaele e psicologo del Servizio di Psicologia Clinica dell’Irccs Ospedale San Raffaele Turro a Milano, oggi lo smartphone è uno strumento molto vantaggioso da più punti di vista, in quanto ci permette di rimanere facilmente in contatto, anche video, con le persone grazie ai bassi costi dell’internet veloce.

Semplice e performante

Il telefono cellulare è diventato ormai un compagno di vita, tanto che è difficile ricordarsi di com’erano le cose in passato o pensare a come fare se non ci fosse. Uno strumento semplice e performante che però, in alcuni casi, può diventare un nemico. Quando lo smartphone va a compromettere la qualità di vita di una persona, ecco che allora si può parlare di dipendenza comportamentale. I sintomi, come detto, sono quelli simili ad altre dipendenze e quindi: la necessità di portare lo smartphone ovunque, la difficoltà a lavorare e concentrarsi su altro a causa del continuo uso del telefonino, la difficoltà nel ridurre il tempo di utilizzo e il senso di disagio quando si è costretti a separarsene. In questo ultimo caso possono verificarsi anche ansia, irritabilità e depressione.

I dati in materia non sono incoraggianti. Gli studi parlano di una percentuale di uso problematico, soprattutto tra i giovani, che oscilla tra il 14 e il 20%. Queste oscillazioni sono legate al fatto che, come detto, la letteratura scientifica non ha ancora ben definito i disturbi comportamentali.

Un altro aspetto che però hanno in comune queste “addictions” con le dipendenze da sostanze è l’età di esordio che solitamente è nell’adolescenza o tra i giovani adulti. Inoltre la frequenza dei casi,anche per l’uso problematico del cellulare, sono inferiori in età adulta, rispetto ai ragazzi. La diagnosi non è semplice in questi casi, in quanto lo specialista deve andare oltre a ciò che si vede dall’esterno, quindi un eccessivo uso dello smartphone, per andare a valutare il vissuto della persona. L’obiettivo, infatti, è quello di andare a valutare se si tratta di un uso problematico o meno.

Se la persona usa il telefono costantemente in situazioni potenzialmente pericolose, come alla guida, oppure non stacca mai gli occhi dallo schermo anche in ufficio o a scuola, ecco che allora è il caso di valutare il tipo di danni e di compromissione questo atteggiamento nell’utilizzo comporta.

Costantemente connessi

In alcuni casi si parla anche di Fomo (acronimo per l’espressione inglese fear of missing out, letteralmente: “paura di essere tagliati fuori”) e cioè il timore di sentirsi tagliati fuori da momenti gratificanti che porta le persone ad essere sempre connesse per non perdersi qualcosa.

Per quanto riguarda le terapie, è noto agli esperti che le persone con dipendenze comportamentali rispondono bene a terapie cognitivo comportamentali. Anche i gruppi di auto mutuo aiuto sono molto utili. A differenza delle dipendenze da sostanze, dove l’astinenza è un processo essenziale nel percorso di cura, nel caso del telefono cellulare è quasi impensabile privarne totalmente la persona, perché vorrebbe dire tagliarla fuori dal lavoro e dalla vita sociale. Più che all’astensione totale dall’utilizzo, si può accompagnare il paziente a un uso consapevole e non rischioso dello stesso.

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