Caro Bollette, Nesci (Udicon) “Oneri di sistema fuori contesto storico. Riformarli subito”

“La gestione degli oneri di sistema, nonostante gli interventi del Governo nell’ultimo Decreto legge sulle bollette, si caratterizza per una regolamentazione confusa che richiede una riforma strutturale dell’intero meccanismo di addebito e di riscossione degli oneri stessi” cosi in una nota Denis Nesci, Presidente nazionale Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori).

“Crediamo che alcuni oneri generali, relativi agli sgravi riconosciuti alle industrie energivore sulla componente Asos, ad esempio, e non direttamente connessi agli obiettivi di sviluppo ambientale e al contrasto alla povertà energetica, dovrebbero essere ascrivibili al rischio d’impresa e non addebitati direttamente agli utenti.
Non è possibile che a rimetterci, alla fine, siano sempre i risparmi dei consumatori. Il consumatore purtroppo oggi non riesce ad avere una percezione immediata dell’aumento dei prezzi, così come avviene con la pompa di benzina, perché vige il divieto per le aziende di esporre il prezzo medio unitario di energia e gas. Questo rende praticamente impossibile conoscere il prezzo al netto di tutte le voci e cercare sul mercato offerte più convenienti. Il Governo ha stanziato circa 20 miliardi di euro per contrastare il caro bollette sterilizzando, per il momento, gli oneri ma non ha evitato comunque un rincaro delle tariffe che, rispetto a un anno fa, supera il +130% per la luce e quasi il 100% per il gas” – prosegue Nesci.

“Vista la grave crisi che stiamo vivendo in questi ultimi mesi, sarebbe quindi una dimostrazione di buon senso prendere in seria considerazione l’ipotesi della riforma complessiva. La gestione degli oneri di sistema, sempre più al centro del dibattito tra istituzioni, consumatori e operatori del settore, rappresenta uno dei temi caldi di questa fase storica e politica che va al più presto affrontato. Se le tariffe rimarranno su questi livelli fino a fine anno, a parità di consumi, le famiglie pagheranno una bolletta che potrebbe superare il 70% in più rispetto al 2021, con un aggravio di oltre mille euro a nucleo familiare. Una riforma strutturale sarebbe un intervento giusto che garantirebbe organicità al funzionamento di tutto il sistema energetico, permetterebbe di eliminare le storture e superare gli attuali limiti che impediscono la corretta gestione del modello in vigore” – conclude Nesci.

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