CRV - Consiglio veneto: ok a mozioni pro infermieri e su nuovi insediamenti produttivi

Consiglio veneto: mozioni approvate pro infermieri, criteri omogenei per nuovi insediamenti produttivi. Voto negativo su impegno per il ponte di Chioggia contro il cuneo salino

(Arv) Venezia 14 feb. 2023 –  Il Consiglio regionale del Veneto si schiera al fianco degli infermieri, che rivendicano, dopo due anni di emergenza pandemica, organici adeguati e maggiori riconoscimenti professionali ed economici per la categoria. Con una mozione presentata dai consiglieri Pd, prima firmataria  Annamaria Bigon , e approvata con 32 voti a favore dall’aula consiliare, l’organo legislativo e di indirizzo della Regione Veneto chiede alla Giunta di palazzo Balbi di valorizzare la figura dell’infermiere. In particolare si impegna il governo regionale “a rendersi parte attiva in ogni sede e presso ogni istituzione affinché a livello nazionale e regionale si dia finalmente ascolto, in termini concreti, alle istanze della categoria professionale degli infermieri”. Tre le questioni al centro del documento di indirizzo, che richiama le richieste della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi): l’adeguatezza degli organici, in quanto l’Italia conta 5,5 infermieri per mille abitanti contro i 7,8 del Regno Unito, i 10,8 della Francia ed i 13,2 della Germania; il riconoscimento delle competenze specifiche e di un’indennità di specificità infermieristica; e un adeguato investimento nella formazione, con un maggior numero di docenti-infermieri e di posti nei corsi di laurea in scienze infermieristiche, al fine di formare un numero di infermieri coerente con le esigenze del sistema sanitario.

L’aula di palazzo Ferro Fini ha approvato all’unanimità la mozione presentata da otto consiglieri della Lega-Liga veneta, prima firmataria  Elisa Cavinato , che sollecita la Giunta ad aggiornale le disposizioni emanate nel 1987 e nel 1997 sui criteri di valutazione dei nuovi insediamenti produttivi e del terziario “fornendo agli operatori pubblici e privati, e in particolare ai Dipartimenti di Prevenzione, in un unico strumento aggiornato, i requisiti igienico sanitari minimi comuni a tutti i luoghi di lavoro classificabili come impianti produttivi”. Una richiesta, questa, di omogeneità e chiarezza volta ad “evitare che emergano interpretazioni difformi e discordanti da parte degli stessi Dipartimenti di Prevenzione delle varie aziende sanitarie, e più in generale dei liberi professionisti e dei cittadini che si interfacciano alla regolamentazione, circa l’applicazione dei principi e delle norme di legge”.

Il Consiglio è tornato inoltre ad occuparsi del ponte di sbarramento del cuneo salino a Chioggia, con la mozione presentata da  Jonatan Montanariello  e dai consiglieri del Pd: progettata vent’anni fa, messa a bando e finanziata nel 2014, l’opera non è ancora realizzata perché la cifra convenuta non corrisponde più ai costi attuali (servirebbero 9,5 milioni in più rispetto ai 20 preventivati) e i fondi pubblici sono ancora bloccati. “Impegniamo la Giunta regionale ad attivarsi urgentemente, nell’ambito delle proprie competenze – dice il testo a firma dei consiglieri dem - per far sì che nel più breve tempo possibile si sblocchi la situazione, in modo da dare avvio ai lavori del ponte di sbarramento di Chioggia contro il cuneo salino in tempi rapidi; e a concorrere economicamente nella misura necessaria alla realizzazione dell’opera, indispensabile per l’ambiente, l’agricoltura e l’economia del territorio”. La mozione è stata respinta dalla maggioranza, dopo articolato confronto.

Nel corso del dibattito il consigliere  Marco Dolfin  (Lega-Lv) ha chiarito che il ritardo non dipende da inadempienze dall’amministrazione comunale di Chioggia, ma dal protrarsi da nove anni del contenzioso con un privato, proprietario di una darsena sull’asta del Brenta. “Se un privato fa causa è perché l’amministrazione di centrodestra nel 2008 ha cambiato in corsa il progetto, andando a compromettere gli investimenti di una impresa privata”, ha ribattuto Montanariello. “Il tema è tutt’altro che localistico, perché coinvolge i compendi agricoli del Padovano e del Veneziano per circa 5 mila ettari di superficie coltivabile e, quindi, la sostenibilità futura del primario”, ha aggiunto  Erika Baldin  (M5S), che ha sollecitato l’impegno della Regione e di tutte le istituzioni coinvolte per una soluzione del problema.  Cristina Guarda  (EV) ha richiamato l’attenzione sulla gestione a monte delle acque di falda e ha invitato ad adottare un’ottica di responsabilizzazione comune per la tutela della risorsa acqua. “Non basta intervenire sulla risaluta del cuneo salino – ha specificato la consigliera verde – la Regione dovrebbe preoccuparsi degli effetti sul sistema idrico dell’eccessiva pressione antropica e del sistema produttivo”. A contestare la presunta contraddizione in cui incorrerebbero i fautori delle energie rinnovabili, che – a suo dire - si schierano contro dighe e invasi, è stato  Stefano Valdegamberi , consigliere del gruppo misto. “Il Veneto si è sviluppato grazie all’industria – ha ricordato – attenti a non criminalizzare il sistema produttivo che ci dà ricchezza e sviluppo”.

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