“La Surbile e gli Angeli neri”, un romanzo dalle molteplici letture tra storia e folklore

La Sardegna è una terra ammantata da un velo di mistero, ricca di tradizioni e leggende antiche gelosamente custodite e tramandate nei secoli. Tra personaggi mostruosi e presenze soprannaturali, questi miti riescono ancora oggi a intrattenere e intimorire, intrecciandosi con naturalezza con le vicende quotidiane. Va da sé che, se ancora oggi queste figure del folklore riscuotono così tanto successo e interesse, nel passato il legame con esse fosse ancora più viscerale, tanto da ritenere responsabili alcuni di questi dèmoni persino di fortune o delitti. Il nostro quadro si restringe e si concentra sulle vicende di Cagliari del 1795 . Sono gli anni duri dei moti rivoluzionari, nei quali la popolazione sarda si divide in due: da una parte i conservatori, fedeli alla Corona e alla monarchia assoluta, dall’altra le classi emergenti, colte e aspiranti alla monarchia parlamentare. Nel frattempo la popolazione è ulteriormente sconvolta da una serie di singolari omicidi : non si conosce il colpevole, ma le voci tra i vicoli del capoluogo attribuiscono la responsabilità al temibile personaggio leggendario della Surbile .

Il romanzo “La Surbile e gli Angeli neri” , nuova opera storica di Giovanni Sanna Laina pubblicata per il Gruppo Albatros il Filo , racchiude in sé una pluralità di anime: da una parte la spinta verso una ricerca storica accurata e attendibile (iniziata con il suo romanzo precedente, “Il Viaggio”, dedicato allo scommiato dei piemontesi del 1794) che permetta di conoscere certi avvenimenti che nei libri di scuola rischiano di non ottenere la giusta rilevanza; dall’altra uno spiccato interesse verso i personaggi del folklore leggendario sardo ; poi ancora un gusto eccellente per avvenimenti misteriosi che conferiscono al romanzo un tocco di giallo; per non dimenticare, poi, le umane vicende , che tra amori, segreti e roboanti colpi di scena conferiscono una notevole tridimensionalità alla narrazione e ai personaggi.

Protagonista della vicenda è Francisco Sanna , un “majolo” – ovvero un giovane squattrinato – che presta servizio nella polizia dell’epoca, i dragoni, per pagarsi gli studi in vista di conseguire il diploma in diritto civile e canonico. È lui lo spettatore d’elezione degli eventi narrati: si muove con passo svelto tra il caos dei disordini e dei soldati, percepiamo tutte le sue emozioni e finiamo per convincerci che, nel silenzio spettrale di una notte di luna nera, la Surbile tornerà a infestare le vie di Cagliari, assetata di sangue e di giustizia. La leggenda narra infatti di una donna morta di parto che, nelle notti di luna nera, ritorna tra i vivi per succhiare il sangue dei dormienti, per punirli dei loro misfatti. Vittime principali della sua furia sono, primi tra tutti, uomini malvagi e stupratori. L’autore sceglie proprio la Surbile non soltanto per far conoscere uno dei personaggi più apprezzati della tradizione leggendaria sarda, ma anche per portare in scena un’ allegoria della società attuale , ponendo al centro un personaggio che possa reindirizzare, in certo modo, le più vili azioni dei malvagi.

Il racconto storico e folkloristico dell’autore tiene in grande considerazione, come già accennato in precedenza, il ruolo dei sentimenti : Francisco si innamora infatti della giovane fanciulla che abita nel palazzo di fronte, Annica , che scorge incantato osservandola dalla finestra. Quando i loro sguardi si incontreranno per la prima volta avrà inizio una vicenda tormentata che rischia di mettere in pericolo entrambi gli amanti: dubbi e angosce sempre più profondi impediscono al giovane protagonista di rivelare i propri sentimenti, lasciandolo sprofondare nello sconforto.

Personaggio particolarmente controverso della vicenda è il capitano Meloni : brutale e sardonico, Francisco diventerà il bersaglio preferito delle sue angherie, non soltanto per la bontà d’animo che caratterizza il giovane, ma anche a causa del sentimento d’amore che nutre nei confronti di Annica. Nell’offrire al lettore una pluralità di personaggi tanto dissimili tra loro, sia per status sociale che per indole personale, Sanna Laina lascia emergere con forza i grandi temi della giustizia e della libertà : essi assumono molteplici volti, legati sia al violento contesto storico-culturale che ai desideri più profondi dei personaggi, invitando il lettore a riflettere sulla complessità della condizione umana e sulle sue infinite sfaccettature.

Coniugare le storie private ai grandi eventi della Storia sarda è un’impresa non da poco, specialmente nel momento in cui entrambi i filoni narrativi hanno per l’autore uguale importanza: “Ai grandi autori dei grandi romanzi storici della storia importa davvero poco. È spesso una tela di fondo, sfruttata per esprimere le proprie angosce personali senza alcuna precisione” spiega Giovanni Sanna Laina ai microfoni di Se Scrivendo , il salotto letterario di CaosFilm “io ho voluto ri-orientare il romanzo storico, rendendolo sia romanzo che storia. I fatti che sono raccontati in questo libro sono esattamente quelli che si insegnano nelle Università, con tanto di date e personaggi. Tutti i personaggi sono veri: naturalmente la parte romanzata è introdotta attraverso quelli meno conosciuti, perché attraverso di essi è possibile avere maggior spazio per l’invenzione”.

Duplice non è soltanto la vicenda narrata, ma anche il modo in cui essa viene offerta al lettore: il linguaggio , infatti, se nelle parti descrittive risulta austero, quasi scientifico per la necessità di riportare i fatti con fedele precisione cronachistica, dall’altra è impreziosito da fitti dialoghi, nei quali emergono non soltanto un piano più intimo e personale delle donne e degli uomini presenti tra queste pagine, ma anche la loro lingua parlata. Emerge infatti in certi dialoghi la lingua sarda , ben contestualizzata e inserita nella narrazione, così da non rappresentare un ostacolo per il lettore “straniero”, ma diventare al contrario un modo per avvicinarsi alle radici di una cultura tanto fortemente ricca e stratificata.

Se l’ allegoria fa da padrona nel romanzo di Sanna Laina, essa è evidente anche e soprattutto quando le peripezie di Francisco si spostano dalla superficie di Cagliari ai suoi sotterranei , dove potrà svilupparsi la sua vicenda interiore: ancora una volta avrà particolare rilevanza il ricorso ai personaggi del folklore carnevalesco, attraverso i quali avverrà per il giovane protagonista quella che potremmo sicuramente definire una rinascita . Un finale sconvolgente chiuderà in levare la vicenda dei personaggi, lasciando a Francisco il peso di una durissima scelta , capace di far vacillare la ragione e appannare i sensi.

“La Surbile e gli Angeli neri” è un romanzo sapiente, ricco di evocazioni e richiami e capace di emozionare, coinvolgere e divulgare. Tra queste pagine in cui si fondono leggenda e realtà , vizi e virtù , storia e invenzione , si districano temi di carattere universale sui quali soffermarsi e riflettere. Il risultato è al contempo dell’opportunità di conoscere non soltanto la Sardegna, i suoi usi e le sue tradizioni, ma anche e soprattutto il popolo sardo , in tutta la sua determinazione, ma anche nella sua mirabile capacità di dare vita a suggestioni profonde e durevoli. Con la sua puntuale prosa, Giovanni Sanna Laina dà pieno onore alle sue origini e dà vita, in conclusione, a un chiaro e ardente canto di libertà.

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