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Il coprifuoco “all’italiana”

Troppi buchi sul rientro a casa

QUI Il modulo per l’autocertificazione

A tavola nei locali pubblici fino all’ultimo secondo utile

La norma non chiarisce se lo stesso metro si applichi anche in altri contesti

Il coprifuoco “all’italiana”

Troppi buchi sul rientro a casa

QUI Il modulo per l’autocertificazione

A tavola nei locali pubblici fino all’ultimo secondo utile

La norma non chiarisce se lo stesso metro si applichi anche in altri contesti

Una lunga giornata di studio non è bastata per chiarire del tutto le zone d’ombra dell’ordinanza con cui la Regione Lombardia ha istituito l’altroieri il coprifuoco. A destare le perplessità maggiori è il combinato disposto tra la regola delle 23 (orario indicato per la ritirata generale) e la concessione che permette a ristoranti e bar di servire cibi e bevande fino all’ultimo secondo utile, le 23 appunto. Questa agevolazione comporta l’ovvio sforamento dell’orario da parte della clientela, alla quale - è stato spiegato - sarà a quel punto concesso un tempo ulteriore per fare ritorno a casa.

Domanda? E se anziché al bar o al ristorante fossimo a casa di parenti o amici? Varrebbe la stessa norma oppure bisognerebbe organizzarsi per intraprendere la via di casa con l’anticipo necessario?

Una risposta definitiva sembra non esserci, così come non trova soluzione un altro degli enigmi che vanno per la maggiore in queste ore febbrili in cui sembra che tutti debbano sedere al tavolo di un’osteria: se - questo è l’enigma - colti da un irrefrenabile desiderio di lumache ci si ritrovasse alle 23 a congedarsi dall’oste di un ristorante piemontese e se pertanto, un’ora più tardi, una pattuglia della polizia dovesse fermarci in tangenziale a Milano sulla via del ritorno, si rischierebbe una sanzione? In altre parole, esiste un tempo massimo utile per rientrare al domicilio? La risposta è che dovrebbe valere il buon senso. Se la ratio del provvedimento è quello di impedirci di andare a zonzo, allora al ristorante fuori porta bisognerebbe rinunciare, fermo restando che - esibendone per esempio lo scontrino - un giudice finirebbe probabilmente per accordare ragione, in punta di diritto, all’automobilista fermato in tangenziale. Si vedrà. Vale, in ogni caso, l’autocertificazione. Oguno potrà riportarvi ciò che riterrà - ferma restando la regola dei motivi di urgenza e delle comprovate esigenze lavorative. Poi, se lo riterranno, le forze dell’ordine potranno fare le loro verifiche.
S. Fer.

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Eco di Bergamo Autocertificazione