Società e Costume
Sabato 09 Aprile 2011
I viaggi enogastronomici
possono essere un affare
A Verona durante il Vinitaly si promuove con l'aiuto del governo un settore che l'anno scorso ha visto 18 milioni di presenze, il 35% delle quali italiane, un comparto che vale da solo il 5% delle presenze turistiche in Italia
VERONA - Il nome ufficiale è "turismo enogastronomico", ma è riduttivo dire che si va in giro per magiare e bere, possibilmente bene? In Italia succede sempre di più, con un giro d'affari calcolato tra i tre e cinque miliardi di euro l'anno, in continuo aumento. Si compra anche tanto, per portare a casa un buon ricordo (solo in bottiglie di vino acquistate direttamente in cantina 1,2 miliardi di euro), ma si rimane in viaggio sempre meno: per più della metà degli "enogastronomoturisti" un solo giorno.
Così dicono Censis, Città del Vino e Coldiretti di un comparto sul quale si è mosso anche il governo, con la firma al Vinitaly di Verona di un protocollo di intesa tra il ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano, e quello del Turismo, Michela Vittoria Brambilla.
"Vogliamo promuovere insieme un settore che l'anno scorso ha visto 18 milioni di presenze, il 35% delle quali italiane, un comparto che vale da solo il 5% delle presenze turistiche in Italia", commenta Brambilla, che per ora ha stanziato 8 milioni di euro per l'aiuto alla costituzione di "vie del gusto" nelle diverse Regioni. "Noi abbiamo avviato un bando da 10 milioni di euro per le produzioni nazionali agricole, perchè nel vino come in tutta la filiera agroalimentare il nostro obiettivo primario è la tutela della qualità dei prodotti made in Italy", aggiunge Romano.
Secondo il Censis e l'associazione Città del Vino, in media questo turista spende in Italia 193 euro al giorno, in forte crescita rispetto ai 149 euro quotidiani del 2003 (+18% al netto dell'inflazione). Soldi destinati, secondo lo studio, al 32,6% al pernottamento, al 20,7% alla ristorazione, al 20,2% all'acquisto di prodotti tipici alimentari, al 17,1% per l'acquisto di vino, al 4,1% per prodotti di artigianato locale e per il restante 5,2% per servizi vari.
Le mete? Oltre a quelle conosciute, dalle Langhe alla Franciacorta al Chianti Classico, se ne aggiungono continuamente di nuove. Tra gli esempi maggiori ci sono Venezia-Conegliano-Valdobbiadene; Pienza-Montalcino Montepulciano; le Marche; Lecce-Salento; Perugia-Assisi-Montefalco; Agrigento-Menfi.
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