Como, il centro
fra topi e giraffe

Nel dibattito ospitato in diretta dal nostro sito (il resoconto lo trovate nelle pagine di cronaca cittadina) sulla nuova zona a traffico limitato di Como, il consigliere comunale Alessandro Rapinese, strenuo oppositore del provvedimento, usa una metafora “c’è il bagno (l’area pedonale) ma non l’accappatoio” (gli arredi urbani)”.

In realtà è stato anche fin troppo ottimista. Perché nel centro di Como manca anche il bagno. Anzi i bagni per i turisti e i gitanti, costretti, come riportato su “La Provincia” di ieri a fare la coda nei bar per ordinare il caffè o il bicchiere d’acqua che servono da lasciapassare per l’utilizzo della toilette. Un problema minore, certo, e anche non proprio simpatico da trattare. Ma una carenza con cui tanti visitatori che calano a Como nel fine settimana e non solo, si trovano a fare i conti. E magari finiscono per cambiare destinazione nella gita del weekend successivo.

Mancano i servizi igienici pubblici in Città murata. E quei pochi che esistono (vedi i giardinetti di via Vittorio Emanuele) sono infrequentabili, per usare un eufemismo. Volendo poi alzare allargare l’orizzonte dallo specifico ci si può interrogare sulle condizioni generali di decoro in cui si trova questo centro città che l’amministrazione Lucini vuole rendere sempre più fruibili per i turisti e per lo struscio dei comaschi impedendone l’utilizzo agli autoveicoli ,sulla lunga scia di una scelta fatta 35 anni fa dal sindaco Antonio Spallino di cui si è parlato per tutto questo periodo.

Allora la metafora del bagno e dell’accappatoio può anche essere dirottata in questa direzione. Ha senso rendere più godibile il centro storico allargando gli spazi pedonali se poi non si provvede a eliminare il degrado e le brutture e ad aumentare la dotazione di servizi (in senso lato) anche essenziali? Più o meno in questi termini era la riflessione dell’ex assessore alla Viabilità, Nini Binda, fautore dell’allargamento dell’area pedonale.

La città murata non sta vivendo uno dei suoi periodi più smaglianti. Alle carenze già citate, si aggiunge la visione non gradevole di piazza del Duomo con i tavolini e le sedie dei bar accatastati in qualche modo proprio di fronte alla facciata della Cattedrale. Anche questo un dettaglio. Ma si sa che spesso è nel dettaglio che si nasconde il mascalzone (sempre per restare nell’ambito metaforico, nessun riferimento personale). Vogliamo aggiungere la piaga degli imbrattatori pur resa meno pestifera dall’ammirevole lavoro dei volontari, il selciato non sempre a misura di tacco e una certa sporcizia? Basta per indurre a una maggiore cura? Perché la zona a traffico limitato è una scelta importante e utile per dare respiro al centro, qualcosa che guarda lontano. Ma il rischio per Lucini e i suoi è quello di fare come la giraffa in grado di scrutare molto in là in virtù del collo, ma magari non in condizione di accorgersi di quanto avviene proprio sotto le sue zampe. E a proposito di animali e di degrado, non va dimenticata la comparsa dei topi al liceo classico Volta, nel cuore della città murata. Altro dettaglio, altra spia. Forse al sindaco e all’amministrazione sarebbe andata meglio se i roditori si fossero manifestati nella piazza Roma fresca di pedonalizzazione. Avrebbero avuto buon gioco nel rintuzzare le critiche degli oppositori e dei commercianti i quali sostengono che, dopo l’eliminazione delle auto e dei parcheggi, sono rimasti solo quattro gatti.

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