Como, il sogno
per vivere meglio

È vero che i sogni aiutano a vivere meglio, come diceva Calderon De La Barca citando Gigi Marzullo. E il sogno di un lungolago pedonalizzato migliorerebbe di sicuro la vita di Como e dei suoi abitanti. Ad oggi è appunto solo un sogno. Ma per una volta, va dato atto alla giunta Lucini di volere almeno provare a realizzarlo.

L’assessorato alla viabilità guidato da Daniela Gerosa con il “grande pedonalizzatore” Pierantonio Lorini come dirigente, ha infatti affidato a una società milanese specializzata nel settore, l’incarico di studiare soluzioni viabilistiche che

consentano la chiusura al traffico del lungolago cittadino senza congestionare il resto della viabilità. L’obiettivo, insomma, è quello di realizzare il sogno ed evitare l’incubo di strade intasate, aria inquinata e automobilisti con fegati di dimensioni fuori ordinanza.

Com’è logico vista l’importanza e la difficoltà della sfida, l’amministrazione intende procedere per piccoli passi, cominciando, nel caso, con chiusure nelle giornate festive, poi magari facendo passare gli autoveicoli solo nelle ore di punta. L’obiettivo finale, il desiderio del sogno è però evidente: estendere l’area a traffico limitato dalla Città Murata al lungolago e ricucire - come spiega Lorini - le due zone. Un progetto che vale per qualificare un intero mandato amministrativo, se non addirittura due.

Di problemi da risolvere ce n’è da farsi venire il mal di testa. Prima di tutto quello del cantiere delle paratie. Avrebbe poco senso avviare la pedonalizzazione per far camminare comaschi e turisti fra transenne e ostacoli. Una volta superato il non agevole intoppo, con la speranza che i tempi previsti non si dilatino ancora, si potrebbe operare sulla rivoluzione del traffico, con il vantaggio per cui lo studio sarà stato di certo ultimato. Le caselle, alla fine, con un po’ di buona volontà, potrebbe incastrarsi in maniera perfetta.

Al netto delle inevitabili levate di scudi che accompagnano ogni estensione delle porzioni di Como inibite ai veicoli motorizzati, l’idea di una grande passeggiata riservata a pedoni e ciclisti con tutto quanto consegue in termini di locali pubblici, servizi e attrazioni, farebbe decollare ancora di più la città nell’empireo delle località turistiche più amate al mondo. Il sogno, perciò, è oltremodo lungimirante. E parte da lontano. Perché l’idea di pedonalizzare il lungolago, anche con soluzioni oggi non più praticabili in termini economici come l’interramento della sede stradale è in giro da un pezzo. Nessuno però è mai arrivato in porto con questa sfida. Se l’amministrazione Lucini ci riuscisse, potrebbe entrare nella storia della città, così come quella guidata da Lino Gelpi, il sindaco che volle e realizzò la passeggiata di Villa Olmo (e immaginate cosa sarebbe oggi la zona senza quella intuizione).

Il nodo del traffico è certo il più coriaceo da scogliere. Il lungolago è un asse portante della viabilità cittadina e non solo, dopo l’introduzione del girone. L’interruzione di quel tratto, come si è visto in occasione della recente esondazione del lago, determina effetti collaterali devastanti.

Ma il girone, che pure fu un’altra intuizione decisiva per lo sviluppo di Como, si accinge a spegnere la sua ventisettesima candelina. Nacque infatti nel 1987. Forse è il momento di trovare altre soluzioni. Per non svegliarsi dal sogno.

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