Dopo l’italicum
rischio di elezioni

In Senato la riforma costituzionale avanza a passo spedito verso l’approvazione finale. Per il governo Renzi il rush finale di Palazzo Madama è un toccasana: le difficoltà legate ai tagli della spesa pubblica dopo il polemico addio di Cottarelli e le incertezze sulla manovra autunnale possono essere momentaneamente accantonate per concentrarsi sull’obiettivo più a portata di mano: arrivare al primo sì del Senato sul disegno di legge Boschi entro il termine stabilito dell’8 agosto, forse anche prima. La decisione di Renzi di intervenire giovedì prossimo a Palazzo Madama fa capire che il

premier vuole capitalizzare l’imminente successo sulle riforme per rilanciare la sua azione di governo. Una volta che il Senato avrà dato il suo primo sì alla riforma della Costituzione, ritengono il premier e i suoi uomini, l’Italia avrà mandato all’Europa un forte segnale di affidabilità e stabilità e sarà più facile concentrarsi sui dossier economici.

Ma Renzi si sta muovendo anche su un altro fronte, strettamente collegato alla riforma della Costituzione: quello della ricerca dell’accordo sulla legge elettorale. In vista dell’ incontro con Silvio Berlusconi per un aggiornamento del patto del Nazareno, Renzi sta cercando di trovare una non semplice conciliazione tra le diverse (e spesso divergenti) esigenze dei partiti. Nel suo incontro di ieri mattina con Alfano, il premier si è sentito chiedere dal leader del Ncd l’impegno a modificare l’Italicum introducendo le preferenze e abbassando al minimo le soglie necessarie per entrare alla Camera. Gli appelli di Alfano sono supportati dal “rassemblement” dei piccoli partiti di centro (da Scelta Civica all’Udc), che temono di venire sacrificati sul’altare dell’accordo Renzi-Berlusconi. Difficile per il premier bilanciare le spinte contrapposte che mettono in forse la nuova legge elettorale:se Alfano vuole le preferenze perché spera che con il traino dei candidati il suo partito possa crescere in termini di percentuali, si sa che Berlusconi non vuole sentirne parlare per timore di ritrovarsi in parlamento una selva di deputati non direttamente controllabili. La scommessa di Renzi si gioca intorno a sistemi ideati per salvare capra e cavoli (va per la maggiore l’idea di garantire il posto al capolista e lasciare gli altri candidati a vedersela con le preferenze). Se Berlusconi darà il suo via libera al compromesso, anche per l’Italicum la strada si farà agevole.

Secondo una scuola di pensiero che va per la maggiore, Renzi, una volta arrivato il primo sì del Senato alla riforma e approvato definitivamente l’Italicum rivisto e corretto, sarebbe pronto ad andare al voto anticipato per ottenere un forte mandato popolare a governare per cinque anni. Nei comportamenti e nei discorsi pubblici, però, il premier non dà l’impressione di essere sul punto di imboccare questa strada. Quando parla della necessità di usare «il passo del maratoneta e non quello dello sprinter» fa capire che il suo obiettivo è piuttosto quello di consolidare i risultati ottenuti con l’approvazione delle riforme e dedicarsi alle non meno importanti sfide di politica economica. Perché gli ultimi dati sulla stagnazione italiana non lasciano scampo, e non basta assicurare che la ripresa «è un po’ in ritardo, come l’estate, ma arriverà»

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