I cittadini pagano
E i privati sorridono

Se l’avesse previsto George Orwell, forse avrebbe dato un’altra lettura della società futura ipotizzata in 1984 e dominata da un Grande Fratello. Da simbolo di un paventato assolutismo mediatico, oggi il Grande Fratello si esplica, in Italia, in un più banale affare economico. E che affare, soprattutto se si prende il considerazione il sistema di controllo della velocità stradale e della, conseguente, repressione delle violazioni. Ma cosa c’è dietro questo Grande Fratello che ha fatto la sua comparsa sulle nostre strade e ha cominciato a dispensare multe di decine e centinaia di euro? L’inchiesta di Mario Cavallanti all’interno del giornale, svela molti aspetti ignori ai più e in particolare ai contribuenti. Proprio quei cittadini a cui è stata spiegato finora che, proprio grazie a questo Grande Fratello in versione prealpina, le esangui casse pubbliche potranno rifarsi, per di più con una sorta di benevolenza etica: infatti i soldi arriverebbero dai “cattivi”, dagli automobilisti “imprudenti”.

Ma, come svela la ricostruzione di Cavallanti, questo alla fine è solo una proiezione, per ora solo una speranza. Anzi, l’aspetto peggiore, è che finora l’amministrazione provinciale non solo non ha guadagnato un euro, ma a fronte di un incasso di 570 mila euro circa, ne dovrà dare alla società che ha l’appalto dei Tutor la bellezza di 813 mila euro. Il perché, svela l’ottima inchiesta, arriva da lontano e affonda le radici in “promozioni” e “sostegni” politici poi tradotti sul territorio in accordi comunque ben poco convenienti per gli enti pubblici. I quali, per giustificare le discrepanze e le contraddizioni, si parano dietro il fatto che fino ad ora non hanno speso nulla e che, comunque, con il personale a disposizione non avrebbero potuto gestire gli impianti. E quindi, secondo la difesa, diventa giocoforza affidarsi ai privati. Che, guarda caso, sono bell’e pronti e, in dettaglio, sono riusciti a gestire il servizio in modo sperimentale visto che si sarebbe dovuto avviare una gara d’appalto europea. Cosa, quest’ultima, che in Italia di solito è vista con estremo fastidio e preoccupazione. E nessuno spiega il perché.

«Non abbiamo speso nulla finora per il tutor sulla Lomazzo-Bizzarone» spiega il comandante della polizia provinciale. Bella forza, a pagare sono stati gli automobilisti. Questo aspetto conduce alla seconda considerazione, dopo l’”affare” mancato per le casse pubbliche: alla fine anche un organismo sul viale del tramonto - si spera - come la Provincia non trova niente di meglio che mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Trasgressori è vero del codice della strada, ma il prelievo è reale e che anch’esso dia attraverso la contravvenzione, il suo contributo alla pressione fiscale indecente, nessuno lo può contestare.

La strada, insomma, è quella tracciata da Roma : non si taglia, mai, al massimo si lima e se le casse sono in rosso, si trova sempre qualche sistema per far pagare il cittadino. Che l’intenzione sia questa, nonostante i dinieghi, lo prova un fatto: il 90% delle sanzioni si riferisce a violazioni del limite inferiori ai 10 chilometri. Vogliamo sostenere, dunque, che così si salvano vite umane, che si induce a ridurre la velocità? Non vi sono altri sistemi, intelligenti, per far convincere a levare il piede dall’acceleratore? Basta chiedere a tanti comuni, gli esempi non mancano.

Quello che non quadra poi sono le spiegazioni: non abbiamo uomini, non abbiamo soldi. Un refrain che alla fine finisce sempre per giustificare l’affidamento di servizi delicati a chi gli uomini li trova e i soldi li sa fare. Sempre a nostre spese, comunque.

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