I furti in casa e la politica
che soffia sul fuoco

Quanto, la politica, aiuta davvero i cittadini a interpretare la realtà che ci circonda? E quanto, invece, preferisce non dissipare del tutto le nebbie del dubbio e dell’incerto per giocare le proprie carte, magari soffiando su un “sano” (si fa per dire) populismo? Ad esempio. Alzi la mano chi davvero ha compreso la portata e il contenuto della proposta di legge di iniziativa popolare sulle “misure urgenti per la massima tutela del domicilio e per la difesa legittima” che in questi giorni alcuni sindaci del Canturino stanno promuovendo con forza, arrivando a ipotizzare: siamo nel Far West, ben vengano leggi da Far West. Ovviamente la questione riguarda l’allarme sociale creato dai furti in abitazione. L’incremento clamoroso del numero di ladri che svaligiano le abitazioni dei Comaschi ha inevitabilmente esacerbato gli animi e reso tutti particolarmente sensibili al tema sicurezza. Al punto che la voglia di farsi giustizia da sé sembra - almeno a parole - dilagare.

Nelle scorse settimane L’Italia dei valori ha deciso di lanciare una raccolta firme (ne servono 50mila) per la presentazione di una legge di iniziativa popolare sul tema, una procedura che permette direttamente a un numero qualificato di cittadini di portare in Parlamento la discussione su una nuova norma. Il movimento, nel promuovere e pubblicizzare la propria iniziativa, ha scelto la strada dello slogan parlando di “inviolabilità del domicilio” e sintetizzando così la nuova legge: “nessun reato e condanna per chi si difende a casa propria da ladri e delinquenti”.

Da una lettura superficiale si è autorizzati a pensare che firmando si darebbe il via a una sorta di depenalizzazione di tutti quei reati commessi per difendere la propria casa. Come dire: qualora trovassimo un ladro in casa, saremmo autorizzati a sparargli e magari anche a ucciderlo. Un po’ come succedeva - appunto - nel Far West.

Nulla di più lontano dal vero. La raccolta firme punta ad alcune modifiche delle leggi esistenti. Innanzitutto vi è la richiesta di incrementare le pene - in caso di condanna - per il reato di violazione di domicilio. Quindi di modificare l’articolo sull’eccesso colposo di legittima difesa “quando la condotta è diretta alla salvaguardia della propria o altrui incolumità o dei beni propri o altrui”. Tradotto: se trovo un ladro in casa e lo ammazzo, ma lui è disarmato e magari stava anche scappando, rispondo comunque di omicidio volontario. Insomma: nessun Far West. La sicurezza dei cittadini continuerebbe a essere garantita - com’è giusto che sia - dalle forze di polizia e dalla magistratura. Ma diventerebbe più grave violare il domicilio altrui, con la possibilità che il reato possa essere perseguibile d’ufficio e non solo su querela di parte. Di tutto ciò, nel concione della politica, non c’è però traccia. Neppure gli amministratori che spingono con forza l’iniziativa popolare chiariscono gli esatti contenuti dell’eventuale disegno di legge.

Detta così è chiaro che la risposta ai quesiti iniziali non può che essere negativa. Con un’aggravante non da poco. Perché quando la politica e - peggio - le istituzioni chiamate ad amministrare le nostre città scelgono di soffiare sul fuoco e di giocare con la pancia delle persone, non si limitano soltanto a creare le basi per una situazione potenzialmente esplosiva e pericolosissima, ma delegittimano anche se stessi e il ruolo istituzionale che rappresentano. Aumentando la distanza ormai abissale che esiste tra cittadini e politici.

© RIPRODUZIONE RISERVATA