Il Cavaliere e Renzi
fratelli d’italicum

Diciamo la verità, chi si sveglia al mattino con la legge elettorale come primo pensiero? Ah già, Napolitano avete ragione. Eppure la norma che regola il voto e importante proprio perché il voto dovrebbe esserlo anche che se il ceto politico ha fatto di tutto e di più per convincere gli italiani del contrario. E poi la legge elettorale dovrebbe essere lo strumento che consente di governare il Paese a chi ha vinto le elezioni. Anche se in Italia (ma non solo in verità perché la crisi della democrazia rappresentativa non è più un esercizio da politologi da biblioteca come si è visto in altre nazioni) spesso è stata costruita per garantire l’effetto contrario. E poi ti stupisci se la gente la domenica delle elezioni fa a farsi la gita fuori porta. L’attuale sistema in vigore, il Porcellum così ribattezzato da suo ideatore Roberto Calderoli fu realizzato dal centrodestra per impedire al centrosinistra di vincere le elezioni del 2006. E ha funzionato benissimo allora, così come nel 2008 enel 2013. Tant’è che alla fine per riuscire a mettere insieme un governo si sono dovuti alleare pezzi di centrodestra e di centrosinistra. È stato il canto del cigno del Porcellum, che peraltro piaceva a tutti e infatti si sono ben guardati dal riformarlo, finché grazie alla tenacia di alcuni cittadini la Corte Costituzionale lo ha dichiarato fuorilegge. Meglio ricordarlo, così come è doveroso rammentare che il Mattarellum predecessore del Porcellum non ha mai garantito una reale governabilità.

La colpa è dei politici usi a tagliarsi gli attributi per far dispetto alla moglie, cioè a costruire leggi elettorali non per governare ma per evitare che gli avversari possano riuscire a farlo. C’è poi un altro vezzo tipico del nostro ceto politico. Intestardirsi a voler costruire un sistema bipolare. Un’ utopia nel Paese dei mille campanili e dei mille e uno partiti. Ecco perché anche la legge proposta da Renzi e avallata da Berlusconi (o viceversa), fratelli di Italicum rischia di fare la fine degli altri “um”. Di azzeccato c’è solo il nome perché è la tipica legge all’italiana.

Primo perché tende a incentivare le coalizioni che, come l’esperienza insegna, riescono a stare assieme a malapena durante la campagna elettorale: appena arrivati in Parlamento, ognun per sé (specie nel centrosinistra). E poi perché fissa l’ipotetica quota per il doppio turno (quello sì che garantirebbe la governabilità perché obbliga a votare con la testa dopo averlo fatto con il cuore nel primo) solo se nessuno raggiunge il 35%, un obiettivo assolutamente alla portata del Pd con Sel e pezzi di centro e anche del centrodestra riunito assieme alla Lega. Quanto poi questi soggetti siano in grado di governare assieme non lo dovremo neppure scoprire solo vivendo. L’abbiamo già vissuto. Infine la proposta partorita dall’incontro del Nazzareno tra il sindaco di Firenze e il Cavaliere riabilitato prevede ancora le liste bloccate, cioè lascia la scelta degli eletti in mano alle segreterie dei partiti (pensavate che l’avrebbero mollata?) Pensare che sarebbe bastato mutuare e adattare il modello dei sindaci. Ma lì c’era il rischio che il vincitore fosse costretto davvero a governare.

Gli unici penalizzati dall’Italicum sarebbero quelli del movimento 5 Stelle costretti a coalizzarsi oppure a raggiungere da soli il traguardo del 35%. Certo se gli altri vanno avanti così potrebbero pure farcela.

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