Imprese, non numeri
ma volti e cuori

Impresa. È una parola semplice, diretta, che pur si schiude a diversi significati. Dall’attività produttiva in sé a ciò che si decide di fare o il risultato agguantato oltre gli ostacoli.

Imprese: non a caso è il termine che scandisce questi momenti straordinari per il nostro giornale. Perché ogni giorno cerchiamo di raccontare ciò che accade nel tessuto imprenditoriale comasco, le sfide, le difficoltà, i primati, anche le ferite. Ma abbiamo ritagliato un doppio spazio per fissare nella nostra memoria ciò che il Lario sa fare e può continuare a offrire agli occhi del territorio e del mondo.

Parliamo della nuova rivista, che porta con fierezza questo nome e che ieri abbiamo presentato ufficialmente: l’unica che mancava, come ha scritto nell’editoriale il direttore Diego Minonzio. Come pure “La Provincia” ha accostato la parola alla festa organizzata per questo lancio. Festa delle Imprese. Niente slogan, effetti speciali che devono magnificare ciò che gli imprenditori e i loro collaboratori ogni giorno portano avanti: non ce n’è bisogno e sarebbe estraneo allo spirito di questa terra.

Con la rivista al debutto e con l’evento che si è svolto ieri in Camera di commercio, abbiamo cercato di dire qualcos’altro. Che l’impresa esiste e resiste pur in un clima tuttora ostile e che merita una cornice tutta per sé. Che non importa quanti freni vengano posti ogni giorno sulla loro strada: dalla burocrazia ai comportamenti talvolta poco lucidi della politica e dell’apparato e alle incertezze di un mondo che è mercato senz’altro immenso, ma anche fragile.

L’impresa che è grande, ma ancora più spesso in Italia e dalle nostre parti è minuscola. Sono i volti e cuori che fanno la differenza, oltre i numeri, e che “La Provincia” ha premiato nella serata dedicata a chi lavora in quei capannoni, negli uffici, nei laboratori. Ma non solo: è dedicata a tutti i comaschi, ai quali non a caso si è aperta la porta della sala Scacchi per condividere questo momento speciale.

Perché impresa è restare insieme giorno dopo giorno, trovare motivi di costruire e di sorridere. Fare festa, appunto, non è celebrare o creare un momento di evasione: è piuttosto fermarsi, osservare e ripartire consci del proprio valore e del cammino ancora da intraprendere, senza timore.

Per usare le parole di un imprenditore come Giampiero Majocchi, intervistato nella rivista, di avere il coraggio di concludere la giornata con un pensiero come questo: «Domani ricomincio». Lo pensano dunque i giovani e i meno giovani, le start up e le aziende collaudate.

Lo pensa persino un personaggio come Oscar Farinetti, intervenuto alla nostra festa, che si è imposto all’attenzione mondiale con “Eataly”, ma mica si è seduto sugli allori: al contrario, eccolo lanciare un nuovo progetto. Né è un caso che proprio Farinetti ami molto le nostre aziende: l’ha dichiarato a più riprese, l’ultima volta al Salone del Mobile di Milano, in cui si è espresso in omaggio alla creatività della Brianza.

È arrivato a Como, perché è anche un po’ la sua casa, perché qui si specchia molto della sua passione imprenditoriale.

Giuseppe Guzzetti nella rivista “Imprese” lo dichiara senza mezzi termini: i giovani ci salveranno, bisogna dare loro fiducia. Quelli che prendono le redini dai genitori e quelli che si cimentano per la prima volta: più di tutti, quelli che sanno restare giovani dentro e mantenere viva la voglia di scoprire e creare. Questa è l’impresa più affascinante e ai comaschi il nostro giornale con la sua nuova creatura ha voluto raccontare che è possibile, anzi di più: si realizza sotto i loro occhi, tra le loro mani, quotidianamente e merita un applauso tutto per sé e per ricominciare, domani ancora.

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