La Brianza, una terra
di valori radicati

Il saper fare di una terra che è sempre stata un modello e un’eccellenza.

La terra di Brianza, capace di grandi imprese - nel senso di aziende grandi - e di una forte e radicata capacità di lavoro e di intrapresa , che viene da una cultura cattolica che ha avuto intensi rapporti con il calvinismo svizzero.

La terra di Brianza che, troppo spesso, chi non conosce presenta come gretta, tesa solo al guadagno, ai soldi per i soldi. Così il regista Paolo Virzì la tratteggia nel “Capitale umano” che in questi giorni passa sugli schermi di Sky.

La Brianza invece custodisce valori forti di solidarietà, che si ispirano alla dottrina sociale della Chiesa che in questa terra ha avuto esponenti di primo piano.Valori sui quali si sono costruite, grazie a capacità imprenditoriali e di lavoro, realtà come La Nostra famiglia, che sono diventate eccellenze della sanità e della scienza.

Nel campo più stretto delle aziende, nel giornale di oggi scriviamo della MediaLario, impresa di Bosisio Parini, attiva nel settore spaziale e dei micro processori. È un’eccellenza nel cui capitale ci sono fondi esteri ed un colosso dell’informatica come l’Intel. Quindi, è un’azienda piccola (52 dipendenti, 7 milioni di fatturato) con capitali esteri, che ha deciso di lavorare in Brianza. Il presidente Giovanni Nocerino - un italo-americano, con radici napoletane e formazione professionale nella Silicon Valley - più volte ha spiegato che Bosisio Parini è stato scelto per i rapporti che si sono costruiti con le università del territorio, con i centri di ricerca e con l’osservatorio astronomico di Brera (sedi a Merate e Milano). Quindi, una scelta tecnologica, ma non solo. MediaLario è venuta, ed è restata a Bosisio per la qualità delle risorse umane: i bravi e creativi ingegneri, i tecnici, capaci di risolvere i problemi che sui disegni non si vedono, ma che poi si presentano quando dal progetto si passa alla fattura del prodotto. Dentro e fuori le aziende c’è una rete di competenze tecniche e professionali che pochi territori al mondo (non è un’esagerazione) hanno.

Su queste capacità, si innesta la voglia di intrapresa che riesce a interpretare gli sviluppi del mercato e della tecnologia. Citiamo un caso che spiega lo spirito imprenditoriale di quest’area. La Sharebot è una start up (una nuova impresa ad alto contenuto tecnologico) nata in una garage tra Lurago d’Erba e Nibionno. L’impresa - costituita nel 2011 - è una delle poche in Italia che produce stampanti 3D. Oggi occupa 23 persone. Il giovane del garage è Andrea Radaelli. E con tutta probabilità la sua idea d’azienda non si sarebbe sviluppata se non avesse incontrato Arturo Donghi. Un imprenditore tessile, curioso e attento al nuovo, che ha capito le potenzialità del progetto al quale ha contribuito con il sapere imprenditoriale.

Perché quante sono le buone idee che non riescono a trasformarsi in imprese di successo? Tante, perché se non ci sono le capacità imprenditoriali non si sta sul mercato: bisogna saper organizzare la produzione, tenere l’amministrazione, conoscere gli adempimenti burocratici e fiscali, disegnare la strategia, saper comprare e vendere. Sono competenze che crescono giorno per giorno e che si arricchiscono nell’ambiente in cui si vive e lavora.

Negli Stati Uniti queste figure sono definite“business angel”, da noi sono imprenditori vecchio stampo che sanno come si lavora. È il capitale umano di una terra ricca. Soprattutto di valori e di voglia di fare.

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