Il bell’articolo di Alberto Longatti uscito mercoledì in prima pagina prende lo spunto dal libro di Fabio Cani “La società della seta” per proporre una riflessione; e anche, con un pizzico di scetticismo, fare una proposta.
La seta a Como è tema importante da sempre: per la sua storia, anzitutto, e in particolare la sua crescita economica e sociale; per una particolare ed eccezionale creatività nel lavorare questa materia prima in tutte le sue fasi per farne – scrive Longatti – «…una vera e propria arte capace di suscitare ammirazione».
Sono molte le cose per le quali Como è ammirata, a partire dalle bellezze naturali, e la seta è una di queste attrattive.
Ma, nonostante alcuni tentativi del passato, è rimasto un obiettivo mancato quello di fare di Como “la città della seta” (ed il libro di Cani titola “La società della seta”, come a dire che è rimasto qualcosa di non compiuto, circoscritto, senza cioè una precisa e completa identificazione, che potesse legare con visibilità totale la città a questo suo prodotto).
E questa è la riflessione su cui si sofferma Longatti, e che spiega, rammaricandosi, come, al di là di alcune iniziative private, come il Museo della Seta ed il Museo del Tessuto esistente presso la Fondazione Ratti, non si è mai affrontato a livello cittadino e come obiettivo primario dei comaschi, l’idea di realizzare un vero e proprio museo, come valore aggiunto da offrire ai visitatori, qualcosa come ha fatto, per esempio, Torino per il museo dell’auto.
Si tratterebbe di creare un grande e prestigioso polo espositivo interamente dedicato alla seta in tutte le sue componenti di settore; e nel contempo una esposizione permanente che possa raffigurare al mondo qualità ed eccezionalità di queste sue produzioni.
Si intende non come promozione commerciale, ma come mero fatto culturale «trionfo della seta come veicolo dell’arte» (e qui cito sempre Longatti).
E’ un obiettivo che qualcuno potrebbe ritenere impensabile oggi per Como, dati i problemi che l’assillano.
Eppure la ripresa di Como parte proprio dalle idee che latitano e rendono asfittico il presente.
Personalmente penso che oltre che essere un valore che può offrire un ulteriore traino per la visibilità e la internazionalità di Como, e quindi attirare ancor più turisti, sia un debito da assolvere nei confronti di quel mondo del tessile che ha fatto fiorire Como.
Si accetti almeno l’idea di creare un centro espositivo unico in cui conglobare anche le due eccellenze già esistenti nel campo: il resto verrà se i comaschi accetteranno l’idea di passare dal pensiero e dalla cultura del singolo al pensiero e alla cultura collettiva.
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