Ma l’anima di Lucio
non si può bruciare

Avere vissuto la musica come un respiro largo e avere condiviso l’applauso di tutta quella gente, in quel posto meraviglioso. Non ce lo toglierà mai nessuno».

Rubiamo un pensiero all’amico musicista Francesco Troiano per spiegare cosa ha significato per chi, come noi e come lui, era sul palco, per chi era dietro il palco, per le migliaia di persone che erano davanti al palco, la manifestazione “Un avventura, le emozioni” che il Comune di Molteno ha organizzato per dieci anni consecutivi in memoria di Lucio Battisti. E rubiamo sempre a Francesco un altro pensiero, quello che ha voluto condividere con noi ieri alla notizia del trasferimento della salma del cantautore a Rimini. «Non riesco a crederci, a Rimini? E perché Rimini? Perché, perché, perché? Perché mi tolgono un appuntamento che rinnovavo ogni anno, anche dopo che il nostro festival non c’è più stato: quello di andarlo a trovare. Avevamo quel sogno, di tornare nel parco di Villa Rosa insieme, in un giorno qualunque. Ma lo faremo lo stesso, perchè l’anima non la puoi bruciare».

Prendiamo a esempio Francesco, che all’artista ha anche dedicato un brano meraviglioso (“Canzone per Lucio”, lo si può trovare su Youtube), per cercare di spiegare il legame indissolubile tra Battisti e Molteno, un legame che nemmeno quello che è accaduto ieri può spezzare. Qualcuno, tra i comuni mortali presenti fuori dal cimitero, tenuti a debita distanza per evitare problemi di ordine pubblico (manco fossero pericolosi teppisti), ha dichiarato a tv e giornali che «Lucio non avrebbe voluto andarsene».

Lo crediamo anche noi: Molteno è stato per lui sicuro rifugio a partire dalla fine degli anni Settanta, gli abitanti hanno sempre rispettato il suo desiderio di privacy fino ad arrivare a proteggerlo dai giornalisti. Mai protagonisti, e magari avrebbero potuto, hanno eretto attorno all’illustre concittadino un cordone sanitario. In paese ne circolano tante di storie di clamorosi depistaggi di questo o quel cronista del rotocalco “rosa” di turno: magari qualcuna sarà anche un po’ ingigantita, ma possiamo dire per conoscenza diretta che di delatori non ce ne sono stati. Mai. È più facile per il cronista del quotidiano locale, sempre che sia curioso e sveglio, avere notizie di prima mano sui personaggi famosi che vivono nel territorio che si bazzica. Eppure su Battisti mai una parola di troppo. Era noto che frequentasse una determinata salumeria, che spesso raggiungesse l’edicola in centro per comperare il giornale, ma nulla di più. La decisione di trasferire la salma addolora non tanto l’amministrazione comunale - contrapposta agli eredi Battisti nella lunga causa legale legata alla manifestazione artistica interrotta nel 2009 con la nomina a sindaco di Mauro Proserpio, da sempre contrario all’evento - quanto i cittadini di Molteno. Le lacrime viste ieri in tv erano sincere, testimoni di una profonda commozione e di un grande dolore.

Ma, come dice Francesco, l’anima non la puoi bruciare. Un artista appartiene al suo pubblico. È un assioma inconfutabile. L’esempio viene da Dori Ghezzi, bella e intelligente moglie di Fabrizio De Andrè, che ha creato una fondazione impegnata su molti fronti (invitiamo a leggerne lo statuto, lo si trova a questo link http://www.fondazionedeandre.it/la_fondazione/statuto). Battisti non fa eccezione. Il rispetto per la volontà della famiglia è doveroso e assoluto, ma non è sufficiente per capire una decisione che, comunque la si guardi, non riesce a non suonare come una ripicca, dopo che la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza di primo grado stabilendo che sì, il Comune quell’evento lo poteva e lo può organizzare.

Una cosa non abbiamo mai capito: il motivo dell’accanimento degli eredi Battisti nei confronti di “Un’avventura, le emozioni” a fronte di centinaia, e non è un’esagerazione, di iniziative in onore all’artista sparse per tutta Italia assolutamente non paragonabili all’evento di Molteno sotto il profilo della qualità. Nel corso degli anni, dal palco di Villa Rosa sono passati Enrico Ruggeri, Eugenio Finardi, Edoardo Bennato, Antonella Ruggiero, Morgan, Alberto Fortis. Solo qualche nome. Concerti gratuiti, così come gratuite tutte le manifestazioni collaterali, le mostre, gli incontri-dibattito, l’aperitivo letterario. Probabilmente non lo sapremo mai.

Quello che sappiamo è che in quei dieci anni è nata una famiglia: una più ristretta, composta dagli amministratori del tempo, gli organizzatori, noi che ci mettevamo la faccia, gli artisti, i giornalisti. Qualcuno non c’è più, come Beppe e Sabrina, ma il suo ricordo resterà indissolubilmente legato a quei giorni di musica e amicizia che, forse ingenuamente, continuiamo a illuderci che prima o poi torneranno. E una più allargata, quella del pubblico per il quale il primo fine settimana di settembre esisteva solo Molteno, altro che Gran Premio di Monza.

E per il quale Lucio Battisti continuerà a essere immortale, come solo l’arte può esserlo. Anche se non riposerà più nel “cimitero di campagna” sognato in “Una giornata uggiosa”.

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