Riforme ed Expo
stringono il premier

L’Expo milanese è la principale vetrina italiana dei prossimi anni: chiuderla, come avrebbe voluto Beppe Grillo, sarebbe stato un colpo micidiale per il governo alla vigilia delle cruciali elezioni europee.

Si può capire dunque la decisione di Matteo Renzi di metterci la faccia e andare avanti: «si fermano i delinquenti, non i lavori» ha detto il premier . Si tratta di non dare all’opinione pubblica la sensazione che qualcosa possa restare nell’ombra, come lasciano intendere i 5 stelle quando parlano di continuità con il Pci travolto dalle tangenti.

Tuttavia non sarà un’operazione facile. Il fatto che il commissario straordinario Giuseppe Sala non si fosse accorto di nulla dimostra quanto sia complessa l’operazione trasparenza che Renzi vuol mettere in campo. Il Rottamatore, secondo l’istituto Cattaneo, può ancora contare sul credito che i cittadini tradizionalmente accordano a tutti i governi appena entrati in carica, ma dovrà comunque vedersela con quella vasta area dell’elettorato indecisa o orientata al voto di protesta (dunque all’euroscetticismo).

Pescare in questa zona grigia è il problema di tutti. Renzi spera di convincere gli incerti non solo con gli 80 euro agli statali ma con l’accelerazione sul piano delle riforme.

Tuttavia il suo programma sta mettendo a seria prova il patto del Nazareno che ha dato il via alla svolta renziana. Silvio Berlusconi fa trapelare un mezzo ripensamento perché il Rottamatore per tenere a bada i suoi avrebbe tradito gli accordi. Sono davvero cose che non pensa, come dice Casini, o il preludio di ciò che potrebbe accadere con Forza Italia relegata al ruolo di terzo polo dopo Pd e M5S? Il fatto è, spiegano i grillini, che l’Italicum era stato pensato per un ballottaggio tra centrodestra e centrosinistra, ma le europee potrebbero dimostrare che lo schema è ormai superato. Non a caso il Cav mette sotto accusa proprio il ballottaggio come metodo » naccettabile» e dice di essere «pessimista».

Angelino Alfano ha intuito il pericolo che il capo del governo appaia come un comandante lasciato solo dalle sue truppe. Le accuse di leaderismo che giungono al premier dal suo stesso partito (Cuperlo) sono piombo nelle ali del cambiamento.

Perciò il leader del Ncd dice di essere pronto a sostenere Renzi nel voto sulle riforme anche senza l’appoggio di Forza Italia (vorrà dire che si andrà al referendum), accusa gli azzurri di non essere né di governo né di opposizione (» é carne, né pesce» , e si candida a guidare in Italia l’area moderata che farà riferimento al Ppe. Sono dichiarazioni che vanno filtrate alla luce di una campagna elettorale che si va facendo via via più aspra e trasmette un quadro di grande frammentazione. Tutto dipenderà dai risultati: Renzi deve scongiurare il sorpasso di Grillo e sperare in un esito non deludente per i centristi, altrimenti molte cose potrebbero cambiare.

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