Voglia di votare
saltaci addosso

Angelo Panebianco ha paragonato il voto di oggi, con le proporzioni del caso, a quello del 1948. Di simile c’è la grande incertezza e il peso, sottolineato dallo stesso politologo, che queste elezioni potrebbero avere sulla politica estera con lo spostamento dell’Italia dall’orbita occidentale americana a quella orientale russa.

In realtà, 70 anni fa la Dc, argine contro il rischio rappresentato da una vittoria del Fronte Popolare egemonizzato dal Pci filosovietico, appariva più robusto (soprattutto dopo il risultato che fece dire ad Alcide De Gasperi: “Credevo che piovesse, non che grandinasse”) di quello che si erge oggi contro la possibilità di un successo delle forze più populiste e anti europee.

Peraltro, nelle scelte dei rappresentanti per il Parlamento la volontà dell’elettore conterà molto meno del solito, poiché i vincitori saranno determinati dalle liste compilate nelle segreterie di partito e dai rapporti di forza tra i contendenti che sarà difficile modificare più di tanto. Si capisce che, al di là degli appelli, la voglia di recarsi ai seggi dovrà saltare addosso a molti italiani e comaschi che altrimenti si godranno tra le mura domestiche quest’ultima domenica da polenta e brasato.

C’è poi anche il rischio che lo sforzo serva a poco o nulla, poiché le probabilità che nessuno vinca e che non si riesca a mettere insieme uno straccio di governo godono di un’ottima quotazione. E allora sì che sarà arduo riportare la gente ai seggi tra pochi mesi.

Del resto, stare un bel po’ di tempo senza un governo non è poi questa gran tragedia. Lo dimostrano molti paesi europei che hanno fatto questa esperienza – persino la locomotiva Germania.- senza alcun trauma. Anzi. Il che dimostra anche quanto sia diventata marginale la politica interna dopo la globalizzazione e la nascita dell’Unione Europea

Ai comaschi e agli altri lombardi, però, oggi sarà consegnata una terza scheda, oltre a quella gialla per l’elezione del Senato e a quella rosa che serve per scegliere i parlamentari della Camera: il suo colore è il verde e darà il via libera ai nostri rappresentanti in Regione. E qui vale la pena di soffermarsi un attimo poiché l’istituzione che ha sede a Milano è quella più vicina ai cittadini delle tre che si vanno a rinnovare, si occupa della nostra salute attraverso la gestione della sanità che rappresenta il 70% del suo bilancio e ha una trattativa avviata con lo Stato sull’autonomia dopo il “costoso” sì espresso dalla maggioranza degli elettori lombardi al referendum in materia.

Sono finiti, almeno in questa consultazione, i tempi delle promosse roboanti. Tutti ricorderanno il 70% delle tasse che sarebbero dovute restare in Lombardia e che invece ci ha mandato una cartolina da Roma anche per ricordarci quanto è vasto il confine tra la propaganda e la realtà. Resta in piedi la questione di un’autonomia dai contorni incerti che la burocrazia ministeriale romana tenterà di offuscare ancora di più. Su questa partita trasversale e importante per il territorio e l’economia, si potrà orientare la scelta degli elettori, così come, per quanto riguarda quelli comaschi, sulla questione di una riforma sanitaria che penalizza in maniera pesante il lago e a cui sarebbe auspicabile mettere mano. Ci sono poi i due nodi legati alle infrastrutture viarie. Temi da anni ’90 del secolo scorso che purtroppo sono ancora lì, in lista d’attesa. Il primo è quello della tangenziale di Como con l’abolizione del pedaggio che è ancora una promessa e, soprattutto, la realizzazione del secondo lotto, essenziale per evitare che Como e alcuni comuni limitrofi muoiano di traffico e inquinamento. Perché ecologia è anche qualità della vita. Il secondo problema riguarda la variante della Tremezzina cruciale anche per lo sviluppo turistico del centro lago che segna una tendenza più che favorevole ma che va supportata. Queste le priorità, assieme all’economia che vede segnali di ripresa e la politica li deve supportare, specie per le piccole e medie imprese e al lavoro, anche quello transfrontaliero. Scegliete chi tra i candidati vi convince di più su questi argomenti e buon voto a tutti, anche a quelli che non voteranno, ma su cui ricadranno comunque oneri e benefici.

Più che il 1948 , la questione è non mandare Italia e Lombardia a carte quarantotto.

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