Calboni e la Regione
disastro sui vaccini

Anche in questo caso è inevitabile andare lì, a Fantozzi, che continua a rivelarsi l’opera più visionaria del ‘900. Ricordate il personaggio strepitoso di Calboni, interpretato così bene da Giuseppe Anatrelli al punto che Paolo Villaggio, una volta scomparso l’attore e dopo un infelice tentativo con il pur bravo Riccardo Garrone, lo eliminò dal soggetto?

Ebbene, Calboni era un infingardo, opportunista, bugiardo, infedele, privo di scrupoli e di senso morale. Eppure, quando Fantozzi fugge con la moglie tradita dal collega, la mitica Anna Mazzamauro ex signorina Silvani ora, appunto, in Calboni, e si ritrova a Ischia, è costretto a sentirsi rinfacciare che l’altro “era quel che era, ma a quest’ora stava già in piscina” (peraltro vuota in quella stagione come apprenderà drammaticamente di persona lo sventurato ragioniere con il basco, la canotta e la Bianchina).

Ecco, non vorremmo che lo stato attuale della sanità lombarda, piuttosto deficitario anche in tema di vaccini Covid, non ci facesse rimpiangere il quasi mai evocato, anzi piuttosto deprecato, Roberto Formigoni, che magari era quel che era, ma, forse, a quest’ora un po’ di dosi in più agli anziani sarebbero state somministrate. Perché i successori di colui che fu il “Celeste” prima di virare in quell’arancione delle giacche che contribuì al suo declino politico costellato di guai giudiziari, rischiano di continuare a picchiare la testa nella vasca vuota come Fantozzi, a causa di un’imperizia degna dell’impiegato partorito dal genio assoluto di Paolo Villaggio.

Non si contano più gli anziani che, a un mese e rotti dall’avvio della campagna per la vaccinazione degli over 80, al posto dell’agognato sms con la convocazione in un hub, ricevono quello che le “tante scuse” che non a caso è stato anche il titolo di un varietà televisivo della coppia Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.

Tante Regioni, meno eccellenti in materia sanitaria della nostra, ci stanno guardando nello specchietto retrovisore. Perfino il Lazio di quel Zingaretti spernacchiato dal Pd (il che è tutto dire) ci dà lezioni, così come molti territori di quel Sud considerato a torto ormai come quell’Italia che vide Massimo D’Azeglio nell’800, arrivando a pentirsi di averla fatta.

Termini come “locomotiva” ed “eccellenza” ormai si utilizzano solo nei depositi di Trenord e nelle anticamere di vescovi e prefetti. Un tempo erano associati alla nostra Regione.

Abbiamo cacciato Giulio Gallera, uno che è passato da grande condottiero nella guerra al Covid con i suoi quotidiani bollettini e prossimo a spodestare Beppe Sala dal granducato di Milano, a ubriaco da prendere a schiaffoni in fiera. È arrivata Letizia Moratti e siamo qui ancora a sperare che non avesse ragione Beppe Grillo che, quando ancora lui faceva ridere e lei si intruppava nella squadra di un governo Berlusconi, la definì “l’idea che un parrucchiere ha di un ministro”. Il dubbio, in attesa di smentita, ma con i fatti, è che a volte nomen non faccia omen, anche al femminile. È venuto (o ce l’hanno mandato?) anche Guido Bertolaso, ma l’impressione è che sia ancora lì a combattere con il fantasma di Giuseppe Zamberletti.

Dopo il flop della campagna anti influenzale in cui c’è ancora gente che aspetta e per fortuna ci hanno pensato le mascherine a tener lontano il virus, arriva quello ben più pesante dell’immunizzazione dal virus.

E allora, se si arriva a rimpiangere il non rimpiangibile, per molti aspetti magari anche quello politico, Formigoni, è perché dopo di lui è stato il diluvio. Di scempiaggini. A cominciare da quella riforma sanitaria voluta da Maroni e del tutto illogica non solo dal punto di vista geografico.

Certo, il tante volte presidente della Lombardia non si è mai trovato davanti a una situazione come questa. Ha sempre gestito una sanità di pace e non di guerra. Facciamo così: caro Fontana e carissima Moratti, risolvete i problemi: vaccinate tutti il prima possibile, soprattutto gli anziani e i soggetti fragili. Adesso c’è la promessa: prima dose a tutti gli over 80 entro il 6 aprile. Ci vediamo dopo Pasqua. Portateci fuori da questo incubo in tempi accettabili e lasceremo Formigoni nel suo tribolato oblio.

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