Miracolo italiano
Ritorna il sogno

Ricordate il fatidico vertice europeo di Cannes, con Angela Merkel e Nicolas Sarkozy che ridacchiavano al passaggio di Silvio Berlusconi? Una scena che convinse del tutto Giorgio Napolitano a disarcionare il Cavaliere dalla guida del suo ultimo governo per sostituirlo con Mario Monti e buonanotte agli elettori. D’altro canto, l’alternativa era il ballo del sirtaki, alla greca.

Oggi la scena potrebbe ripetersi, ma a parti invertite: con l’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi, che irride frau Angela ed Emmanuel Macron, successore di Sarkozy all’Eliseo. L’ex numero della Bce, peraltro, non lo farebbe mai, troppo imbottito di aplomb per lasciarsi andare. Ma è un fatto che, almeno sulla base di numeri, l’Italia del post (si spera) pandemia sta passando da vagone di coda a locomotiva d’Europa. Si parla, è chiaro, di previsioni e numeri, tutte cose che non si mangiano. Però… Prendiamo per esempio il Fondo monetario internazionale. La stima di crescita del nostro paese per l’anno in corso è del 4,9%. Quella della Germania, mica pizza e fichi, ma la nazione che per anni in forza della sua economia ha fatto il bello e il cattivo tempo nel Vecchio Continente, è ferma al 3,6%. E molti osservatori dicono che per tutto il 2021 sarà così.

Qualcuno non manca di far rilevare che potrebbe trattarsi del classico “rimbalzo” determinato dall’andamento del 2020 molto penalizzante per noi. Però il fatto di essere davanti ai crucchi un po’ ci scalda il cuore. Vogliamo parlare dei francesi che, sia detto con simpatia, se la tirano sempre un po’ troppo con la loro “grandeur” ormai di rendita? Ebbene, nonostante il “rimbalzo” dei cugini sia più “canguresco” del nostro, nel settore manifatturiero e, soprattutto, secondo l’Istat, nella fiducia dei consumatori nei confronti delle imprese siamo avanti. Stesso discorso per quanto riguarda il rientro della disoccupazione con il “Bel Paese” secondo solo alla Spagna.

Tutto questo in Europa, purtroppo ormai una sorta di piccolo cortile del mondo dopo l’espansione della Cina che, assieme agli Stati Uniti è molto più avanti di tutti ed è già tornata ai livelli pre Covid. Ma, d’altra parte, come hanno dimostrato gli azzurri di Roberto Mancini, noi abbiamo maggiore dimestichezza con le competizioni continentali. Come dite? Che abbiamo conquistato due ori insperati e insperabili alle Olimpiadi di Tokyo nei 100 metri e nella staffetta 4x100 maschili? Bene, allora forse si può tirar fuori un precedente ben augurante: quello del 1960. Livio Berruti vinse i 200 alle Olimpiadi di Roma e poco dopo cominciò il boom economico, un’età dell’oro tutto sommato breve, ma che ancora è sottolineata in rosso nei libri di storia.

Certo pensare che quell’epoca si riproponga sarebbe un ottimismo scellerato. Perché non possiamo dimenticare che le ali del nostro paese restano zavorrate da un debito pubblico che fa paura solo a guardarlo. Però in economia anche la fiducia ha un suo peso. E questi dati ne portano tanta. Il merito in parte è certo di Mario Draghi che, oltre all’indubbia serietà e competenza, ha potuto giovarsi della situazione dell’orbo quale non è in un mondo di ciechi, e non tutti i politici lo sono. Ma un parte fondamentale l’hanno fatta e la stanno facendo anche gli imprenditori e i lavoratori del nostro paese che, nonostante tutte le difficoltà legate alla burocrazia ottusa e al fisco opprimente e con il carico di briscola del Covid, riescono a mantenere quella capacità manageriale e di innovazione non comune in altri paesi d’Europa e del mondo. Insomma, se dieci anni fa una risata, quella dei leader politici di Francia e Germania, seppelliva politicamente l’uomo che aveva promesso un nuovo miracolo italiano, non è detto che quest’ultimo possa realizzarsi con altri artefici.

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