Paratie, nuovo rinvio. Ora la sentenza arriverà tra un mese

Il processo d’appello Le difese puntano il dito. «Con Lucini a quest’ora l’opera sarebbe ultimata. Vanno tutti assolti»

Non arriverà nemmeno quest’anno la sentenza d’Appello del maxi processo sulle paratie antiesondazione del lago di Como. Vicenda che a quattro anni di distanza dal primo grado ha visto andare in scena l’ultima udienza riservata alle difese, ma che ha anche fatto registrare la cancellazione della data prevista del 22 dicembre a favore di quella del 13 gennaio quando dovrebbe arrivare la sentenza. Processo che impropriamente viene catalogato come quello delle “paratie” in quanto tra le contestazioni sono compresi anche altri fatti come quelli che erano stati collegati ai lavori di sistemazione di un caseggiato di Salita Peltrera.

Tra gli imputati dirigenti comunali, imprenditori, dipendenti di Palazzo Cernezzi e anche l’allora sindaco Mario Lucini. Ma è stato proprio da Lucini che è partita l’arringa dell’avvocato Luisa Scarrone, che nel difendere il proprio assistito Pietro Gilardoni – dirigente del Comune che in primo grado aveva rimediato 4 anni anche se solo per 5 ipotesi di reato sulle 15 contestate dall’accusa – ha ricordato quello che avrebbe potuto accadere e che non accadde: «Con il sindaco Lucini nel marzo del 2017 le paratie sarebbero state ultimate – ha tuonato l’avvocato - mettendoci un terzo del tempo e spendendo anche molti meno soldi. Invece quando finiranno i lavori ora? E vale lo stesso discorso per Salita Peltrera: il Tribunale ha assolto Gilardoni ritenendo corretta la procedura di esproprio che avrebbe consentito di realizzare l’allargamento della strada. Oggi è ancora tutto come allora, l’immobile è ancora un obbrobrio che troneggia sulla città e la strada, con il paradosso che nessuno osa più metterci le mani».

Il legale di Gilardoni ha toccato un altro punto delicato, quello delle paratie: «I tecnici di Lucini sostennero la sorpresa geologica e l’insussistenza dei presupposti per risolvere il contratto. Oggi abbiamo la prova che proprio sulla sorpresa geologica avevamo ragione, le recenti perizie di variante lo confermano». Una arringa lunga e dai toni forti, che ha anticipato quella dell’avvocato della Sacaim, Pasquale Pantano. Tra i temi toccati dalla difesa di Gilardoni anche quello del rapporto con Sacaim, con la conclusione perentoria: «Il mio assistito non è un corrotto e gli imputati hanno sempre perseguito l’interesse pubblico».

La pubblica accusa invece, lo ricordiamo, era tornata a chiedere per tutti condanne più severe di quelle che erano state lette dai giudici di primo grado che avevano fortemente ridotto l’impianto accusatorio.

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