Dedalo e Icaro
di Tindaro Granata
con Giacomo Ferraù, Giulia Viana, Libero Stelluti e Enzo Curcurù
Regia di Giacomo Ferraù e Francesco Frongia
Scenografia di Stefano Zullo
Movimenti scenici di Riccardo Olivier di Fattoria Vittadini
Luci Giuliano Almerighi
Produzione Teatro dell’Elfo ed Eco di fondo
Un padre e un figlio bloccati, senza via di fuga, esclusi dal resto del mondo. Dedalo e Icaro prendono vita sulla scena per raccontare il dramma dell’isolamento sociale in cui le famiglie e le persone autistiche sono rinchiuse. Cercano l’uscita dal labirinto dove si aggira lo spettro del Minotauro che li vuole mantenere imprigionati con lui. Dedalo costruisce le ali per il figlio, nella speranza di poterlo liberare, ma è solo un’illusione. Cosa è disposto a fare il padre per insegnare al figlio a volare in uno spazio senza limiti e in cui ci si può perdere? Dedalo non può lasciare Icaro volare da solo perché andrebbe con le sue ali diritto verso il sole. E se la caduta è inevitabile che senso ha fornire a un figlio quelle ali di cera? Eppure si può imparare ad amare, si può imparare a volare, per uscire dal labirinto. A costo di bruciare e con il rischio di cadere.
Dedalo e Icaro nasce in un silenzio lunare. Voci remote come di astronauti nello spazio. Timidi bagliori nel buio. È uno sguardo poetico, delicato, sulla diversità che riguarda tutti: sotto le maschere siamo inermi. Questo particolare rivisitazione è fatta dallo studio di testimonianze dirette, a volte struggenti e altre pervase da una feroce ironia. Ogni storia è unica ma tutte hanno un comune denominatore: il terrore dei genitori che i figli non riescano a vivere dopo di loro.