Museo del Santuario della Cornabusa

Il Santuario della Madonna della Cornabusa si trova a Sant’Omobono Terme, in frazione Cepino. Incastonato in una zona impervia e boschiva sul versante destro della Valle Imagna, è situato precisamente lungo il dorsale del monte Albenza, a 658 metri sul livello del mare: un territorio di grande spiritualità e fede religiosa.
Il cuore del Santuario è la grotta, che lunga 96 m e larga 20 m, è un esempio unico in Italia, in cui gli elementi dell’acqua, della luce e della roccia la rendono esclusiva. La cavità è uno dei fori naturali all’interno delle Orobie, formatasi grazie al fenomeno dell’erosione dell’acqua, che sgorga fino ad arrivare sul fondo della caverna al di sotto della volta, che che sostiene tutto il peso della roccia sovrastante.
L’acqua, fin dall’antichità fonte di refrigerio per chi raggiungeva il Santuario, è un elemento di purificazione e di speranza: gli stessi emigranti valdimagnini portavano con sé boccette d’acqua benedetta, come prezioso legame con la loro terra nativa.
L’attuale corna busa, ‘roccia bucata’ nel dialetto locale, è la conseguenza dell’erosione dell’acqua, ma anche dai vari lavori avvenuti nel Novecento per il consolidamento del massiccio banco calcareo sovrastante e il rifacimento del pavimento. Niente colonne e niente marmi, solo pareti di roccia e tanta meraviglia di fronte a un prodigio della natura che gli uomini e il tempo hanno voluto rivestire di sacro. L’intero edificato del Santuario spicca per il suo candore nel verde lussureggiante che contraddistingue quest’area orobica. Dal piazzale antistante la sacra grotta, si gode un panorama suggestivo e di ampio respiro su tutta la zona circostante, evocando riflessioni e sensazioni mistiche.
I vari lavori hanno reso il luogo più accessibile ai pellegrini: gli edifici, costruiti prima per eremitaggio e poi per accogliere i fedeli, assieme alla torre campanaria della fine del ‘700, diventano parti di un vero e proprio luogo di culto. Tali edifici risultano già in alcuni disegni di Giacomo Quarenghi, uno degli architetti illustri di origine valdimagnina, realizzati nella seconda metà del Settecento e conservati presso la Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo.