Ma il ciclismo è di destra o di sinistra?

Andare in bicicletta è di destra o di sinistra? Strana domanda da porre a gente allergica alle ideologie, d’accordo. Ma certo intrigante, rimbalzata proprio nel bel mezzo di una riunione di redazione dedicata tra l’altro alle contestate “zone a traffico limitato”. Ve la ricordate, vero?, la celebre canzone di Giorgio Gaber, sulla doccia che è di sinistra e la vasca indubitabilmente di destra, la scarpa da tennis e il mocassino, il jeans un po’ sdrucito e quello con la giacca. Beh, se i parametri sono questi non c’è dubbio che andare in bicicletta possa essere definito tipicamente di sinistra. Nell’Italia della Fiat e delle quattro ruote che passano sopra a tutto – e non solo in senso letterale – non c’è dubbio che la bicicletta, intesa come mezzo di locomozione, sia un prodotto da (e per) proletari. Per chi, insomma, non ha i soldi per permettersi un’automobile e deve quindi ripiegare – bontà sua – su due striminzite ruote. Che già detto così – due ruote anziché quattro – è una ammissione di colpa già in partenza.

Poi, però, ci pensi un attimo e ti accorgi che è obiettivamente difficile definire proletario, giusto per rimanere al vocabolario degli anni Settanta, uno come Giorgio Squinzi, grande appassionato di ciclismo, ma soprattutto imprenditore di successo e presidente nazionale di Confindustria. Nonché, per  gradire, ex proprietario di una squadra professionistica (la Mapei) e attualmente dedito al calcio con il Sassuolo approdato in serie A. Non proprio un caso isolato, a scorrere l’elenco dei vip amanti della bicicletta: da James Murdoch (sì, proprio il figlio di quel Murdoch), a Matteo Marzotto, dai rampolli della famiglia Barilla a Rodolfo De Benedetti, salendo salendo fino a George Bush, del quale tutto si può dire ma certo, se fosse stato mancino, avrebbe imparato a scrivere con l’altra mano pur di non avere qualche cosa di sinistro. Fino ad arrivare in cima all’elenco – basta una googolata per trovarlo – ovvero all’uomo che faceva arrivare in orario i treni ma che non disdegnava affatto di pedalare.

Siamo daccapo, si direbbe. Si potrebbe obiettare che, ad una analisi più approfondita, la sinistra, se ancora c’è, ha tante facce. C’è quella dura e pura del maglioncino alla Landini e quella, un po’ fighetta, alla Nanni Moretti. Ecco, lui potrebbe essere benissimo un amante della bicicletta, fedele al clichè di quel famoso film: <Mi si nota di più se non vengo o se vengo e me ne sto in disparte?>. E poi mille altri: da Matteo Renzi a Giuliano Pisapia, da Nichi Vendola a Ignazio Marino, fino ad Angelina Jolie (ebbene sì) e Monica Bellucci: la rete è piena di queste immagini. Sinistri un po’ particolari, che – tranne quelli menzionati, si capisce - si sciroppano qualche centinaio di metri sui pedali. Inseguiti dal fotografo e, poco oltre, dalla scorta con il Suv.

Ok, passi. Se è per quello, però, esiste pure una analoga tendenza di destra.  Il Luca Cordero di Montezemolo che è il padrone della Ferrari (o quasi) e che si è inventato il treno Italo è stato cliccatissimo con la sua due ruote e, per quanto ci si sforzi, è difficile assimilarlo alle tute blu che da lui dipendono a fine mese.

Le variabili sono obiettivamente infinite. Quand’anche fosse proletaria, è davvero di sinistra la bicicletta da diecimila euro con venti cambi, navigatore, cardiofrequenzimetro, borraccia hi-tech, maglietta termica anti-congelamento, casco tecnologico e occhialini firmati Dolce e Gabbana? O è più di sinistra, in questo caso, una utilitaria magari un po’ inquinante ma venuta via per poco perché è ancora Euro 2, 3 e via numerando? Parafrasando il nostro Gaber, la doccia è di sinistra anche se ci stai dentro venti minuti (abbondanti) e lasci che l’Africa muoia di sete?

Abbiamo giocato, insomma. Per arrivare alla conclusione che i luoghi comuni sono e restano esercizi inutili. E che la bicicletta non è altro che un mezzo di trasporto, uno strumento di divertimento o, per alcuni fortunati, un lavoro. Né più, né meno. Il resto appartiene all’italico vizio di appiccicare il marchio della Ciquita in testa a chiunque. Ma è uno sport, questo, che proprio non riesce ad appassionarci.

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