Coronavirus, il tessile
La maison francese
«Ordini in Turchia»

Il timore è quello della concorrenza di Paesi come Spagna, Portogallo e soprattutto Turchia. Paesi dove il lockdown ha solo sfiorato il settore manifatturiero e dove il costo della manodopera è più basso. Quanto da settimane numerosi imprenditori indicano come una reale minaccia, un pericolo incombente, ha preso forma nelle prime laconiche email arrivate ai produttori lariani. Uno di questi ci ha girato la seguente comunicazione ricevuta un paio di giorni fa da una maison francese. «Apprendiamo con grandissimo piacere - si legge nell’email della casa di moda - la notizia che a partire da lunedì 4 maggio potrete riaprire e ripartire con la produzione! Noi stiamo vivendo giorni molto pieni e stressanti per riuscire nell’intento di lanciare le nostre collezioni da casa tramite smart working e videoconferenze. Sfortunatamente devo informarvi che non abbiamo nuovi disegni da passarvi poiché, data la situazione, ci siamo visti costretti a lanciare le stampe con il nostro stampatore sito in Turchia, che, avendo potuto lavorare, comincerà a consegnarci il tessuto già a partire da questa settimana. Tutte i nostri fornitori italiani erano chiusi e per di più avevamo a disposizione solamente il 25% del nostro budget abituale; come potrete immaginare non avevamo altra scelta. Il lancio della nostra pre-collezione è stato posticipato al 22 maggio, con lo showroom che partirà solamente a metà giugno. Stando alle ultime notizie, la sfilata uomo, che normalmente si teneva a fine giugno, è stata soppressa e avrà luogo a fine settembre insieme a quella della donna. Per la pre-collezione purtroppo non abbiamo avuto buone notizie da darvi, ma vi contatteremo non appena saremo pronti con gli sviluppi per la sfilata. Vi mando un grosso in bocca al lupo per la vostra riapertura».

Il tono è molto cortese, quasi amichevole, ma la sostanza non cambia e proietta incertezza anche sul futuro. Siamo certi che i big player della moda torneranno ad avere come riferimento i produttori italiani, comaschi in particolare? Sulla qualità del prodotto non c’è partita, si teme però che i brand, con la casse vuote per la prolungata chiusura dei negozi, riorientino la propria strategia favorendo quei Paesi in cui è possibile spendere meno.

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