Hamburger gourmet
Una sfida vinta
tutta made in Como

Matteo Bassi ha fatto centro con i suoi Como Burger che uniscono lo street food ai prodotti del territorio

Possibile associare street food e prodotti tipici del territorio? E ancora, possibile immaginare l’hamburger, prototipo della dieta yankee, combinarsi con la raffinatezza di una ristorazione da veri gourmand?

La risposta a entrambi i quesiti è: difficile, ma si può fare. Lo prova la fortuna di Como Burger, il format creato da Matteo Bassi con la moglie, Alessandra. Tutto è nato, meno di cinque anni fa, a Cernobbio sulle ceneri di uno storico bar, il Posta, nella centralissima piazza Mazzini. E allora fu una svolta coraggiosa, non semplice lasciare un tracciato conosciuto per sperimentare qualcosa di nuovo. Vero, sulla piazza comasca c’era la proposta, simile, di Mystic Burger ma non era affatto scontato che il mercato fosse pronto a raccogliere una proposta così innovativa quando, nell’immaginario comune, l’hamburger era associato al fast food. “E’ stata una sfida vinta con un’attività totalmente diversa da quella precedente, un bar tradizionale aperto dalle 7 del mattino a notte fonda” dice Bassi.

Nel concept di Bassi l’hamburger è al centro ma la carne è di prima qualità (Fassona o Chianina) ed il link con il territorio è il valore aggiunto che segna la differenza: «La promessa è quella di un menù in cui il panino è protagonista unito a un’esperienza genuinamente gourmet in cui è massima l’attenzione alla provenienza e all’eccellenza delle materie prime» spiega Bassi che assicura di dedicare grande attenzione personale alla selezione dei fornitori privilegiando quelli locali. «I panini? È il nostro chef Madù a creare il piatto». Una filosofia che ha pagato perché Como Burger ha avuto subito riscontri concreti: nel 2014 Cernobbio, tre anni dopo viale Rosselli a Como, poche settimane fa l’apertura a Erba (in corso XXV Aprile lì dove un tempo c’era il bar Motta). Aperto tutti i giorni dell’anno, Como Burger lavora soprattutto a Cernobbio con una quota importante di turisti stranieri, negli altri locali la clientela tipo è quella delle famiglie o delle coppie giovani, meno frequente trovare i teenager di stanza nei fast food low cost. Puntare sulla qualità, va da sé, costa e riduce la marginalità: «Ma venire meno alla cura della materia prima farebbe cadere il senso del progetto» dice l’imprenditore che pure continua a tenere le antenne alzate a caccia di nuove opportunità, sempre nel Comasco, magari in Alto Lago o in Brianza. «Le zone di maggiore pregio, ad esempio il centro storico di Como, hanno costi inarrivabili - continua l’imprenditore – ma certo valutiamo con interesse la possibilità di aprire nuovi locali in posizione strategica».

La territorialità della proposta interessa anche il beverage, il locale punta su una ricca selezione di birre artigianali e ha messo al bando le bibite industriali: «Sì, solo sulla Coca Cola siamo stati costretti a fare un passo indietro: non la volevo, poi l’insistenza e le recensioni sul web dei turisti stranieri mi hanno costretto a fare questo piccolo compromesso». Già perché i social media sono uno dei fattori che, secondo Bassi, spiega la rapida ascesa del progetto e in particolare del brand: «Sono uno strumento fondamentale, ci aiutano a farci conoscere e a far passare la nostra proposta di ristorazione». Tanto fondamentale che l’ultima assunzione è quella di una giovane esperta in marketing e comunicazione.

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